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NUMERO 8
DICEMBRE 98
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ALESSANDRA
BUSCHI
Spazzatura
Prima di
tutto c'è un laccetto di plastica trasparente. È del sacchetto
appena chiuso. Si è staccato dal fondo quando ho sfilato quello
pieno, forzando perché uscisse dalla pattumiera.
Mi capita spesso che l'apposito laccetto incollato sul fondo,
previsto per legare il sacco, si stacchi; infatti, siccome non
ho l'abitudine di usarlo, preferendo (ma non so se si tratti di
una questione di automatismo o di una personale visione della
praticità) chiudere con un nodo che faccio tirando il lembo
sinistro e quello destro dopo aver pressato un po' perché il contenuto
del sacco si schiacci quel tanto che basta da consentirmi di maneggiare
facilmente tra pollice e indice i due capi da annodare
spesso capita che il laccetto, ormai scollato, o rimanga sul fondo
vuoto della pattumiera, o incastrato, penzoloni, nello sportello
dell'acquaio che, finita l'operazione di scarico e ricambio, chiudo.
Nel qual caso, riapro lo sportello, lo raccolgo e lo butto nel
nuovo sacchetto.
Così è capitato stavolta, ed è questo il primo rifiuto che è andato
a iniziare il nuovo sacchetto per la spazzatura.
Poi c'è una scatola di gelati. Si trattava di coni alla panna.
La scatola è di cartone. Per farla entrare l'ho dovuta schiacciare,
quindi, forzandola al centro, piegarla in due.
Il cartone è umido perché la scatola, fintanto conteneva qualcosa,
stava nel freezer. Prima di buttarla nella pattumiera ho levato
un pezzetto di ghiaccio grande quanto una moneta lasciandolo sciogliere
nella vaschezza inox dell'acquaio, in modo tale, una volta all'interno
della pattumiera, non si sciogliesse e colasse dal sacchetto.
La scatola che è stata buttata era integra, a parte per la fascetta
fustellata atta a consentire una (non sempre) facile apertura.
Questa linguetta di cartone deve trovarsi nel sacchetto appena
chiuso (quello ormai pieno), adesso in attesa di essere depositato
nel cassonetto in fondo alla via, tra una quercia secolare e
da un paio di anni e non so perché lì attecchito un accenno
di iris rizomatoso.
Se fosse stato inverno, la scatola di cartone non sarebbe stata
buttata nella pattumiera, bensì utilizzata per accendere il camino
o per ravvivare il fuoco della stufa a legna. Comunque sia, se
fosse stato inverno, difficilmente nel freezer si sarebbero trovati
coni gelato, oppure, se vi fossero stati, si sarebbero dovuti
far risalire all'estate precedente, e il contenuto della scatola
sarebbe stato da considerarsi un avanzo che, una volta fosse stata
data una sistemata al frigo, sarebbe stato scartato e con molta
probabilità messo nella pentola smaltata rossa con il coperchio
che sta sul bordo della stufa a legna, a sinistra dell'acquaio.
Questo perché la pentola smaltata rossa con il coperchio che sta
sul bordo della stufa a legna a sinistra dell'acquaio è la "pentola
per le galline", cioè il posto atto a contenere ciò che,
scartato, diventa automaticamente cibo per galline, ovverosia:
pane secco, bucce di frutta, scarti dell'orto, piatti di verdura
avanzati.
Se lo scarto consiste invece in: pasta o riso e rimasugli di carne
o pesce o uova, allora questo viene invece messo nella "pentola
dei cani e dei gatti", una grossa pentola dal fondo ormai
quasi staccato che sta nel ripiano sotto il forno della stufa
a legna e che viene utilizzata per cuocervi il cibo per i cani
e per i gatti di casa.
Comunque di sicuro se fosse stato inverno, dopo
averne dislocato il contenuto, la scatola ormai vuota sarebbe
stata gettata nel fuoco della stufa o nella cassa della legna.
Nel sacchetto della spazzatura, né d'estate né d'inverno, ci sono:
bucce d'arancia e di limone, fondi di caffè, foglie di tisane
e tè già utilizzate, gusci di uova, tagli di capelli e di unghie,
scorze dure quali quelle di castagne, noci, mandorle (quest'ultime
per la verità a volte usate anch'esse per accendere i fuochi).
Questo perché rifiuti di questo genere vengono raccolti in un
secchio marrone che si trova a terra, tra la stufa a legna e l'acquaio,
e che ha due coperchi uno sull'altro: uno era il coperchio di
plastica di un grosso barattolo di tinta lavabile per pareti,
l'altro è un pesante coperchio di metallo con un manico al centro.
Si tratta del secchio cosiddetto "dell'organico", ovverosia
un secchio nel quale tutto ciò che è organico ma non riciclabile
come cibo per cani, gatti o galline, viene poi utilizzato per
preparare il compost, ovverosia un terriccio ricco di humus, ottimo
per orto e frutteto.
Siccome la scatola di cartone che conteneva coni gelato prima
di essere gettata nella spazzatura è stata schiacchiata e quindi
piegata in due, è rimasto uno spazio vuoto tra questa e il sacchetto
di plastica, cosicché la penna a sfera ormai senza inchiostro
che vi è stata buttata è andata a infilarsi proprio in questo
spazio, verticalmente, con la punta rivolta verso il basso.
È una comunissima penna a sfera di plastica, senza più cappuccio.
Quasi di sicuro conteneva inchiostro blu, visto che alcune striature
di quel colore sono rimaste lungo la cannuccia trasparente che
una volta lo conteneva. Infilandosi tra la scatola di cartone
e la parete del sacchetto, e non trovando altri rifiuti che ne
attutissero la caduta, ha toccato il fondo della pattumiera facendo
un rumore sordo, di rimbalzo, contro la plastica.
Il sacchetto ogni tanto va rimboccato, cioè ripiegato sotto il
bordo della pattumiera. Questo sopratutto in caso di inserimento
di rifiuto ingombrante o pesante, quando cioè il bordo libero
del sacchetto tende a sgusciar via dalla circonferenza della pattumiera,
causando un problema di sprofondamento. Se non si è più che tempestivi
a ristabilire la giusta posizione del sacchetto, ciò può causare
per la successiva introduzione di rifiuti un vero intoppo, sopratutto
se si tratta di cicche di sigaretta, in quanto svuotare un posacenere
in una pattumiera in cui il sacchetto sia sfuggito da un lato,
può causare un effetto indesiderato, cioè a dire è probabile che
almeno una cicca cada sul fondo non coperto da sacchetto della
pattumiera. Se ciò accade, la prima cosa da fare è rimettere a
posto il sacchetto facendolo risalire sopra i bordi per evitare
nuove fuoriuscite; la seconda, aspettare di averlo riempito e,
prima di inserirne uno nuovo, ricordarsi di svuotare il fondo
della pattumiera dalle eventuali cicche e dall'eventuale cenere.
Oltre a cicche di sigaretta e a cenere, sparso nel sacchetto il
contenuto di varie palette di polvere raccolta con la scopa, quell'insieme
cioè di: polvere, pelucchi, briciole, pezzetti di cose, insetti
entrati in casa e qui morti o di morte naturale o per un intervento
diretto dell'uomo. Questa spazzatura raccolta con la scopa va
a spargersi disordinatamente tra il resto dei rifiuti, in quanto
leggera, meno consistente e più minuta degli altri.
D'inverno la quantità di spazzatura raccolta con la scopa è maggiore
rispetto a quella raccolta quotidianamente durante l'estate, in
quanto in inverno è facile vadano ad accumularsi sul pavimento
pezzetti di legno che si sono staccati dai ciocchi messi nel camino
o nella stufa, cenere e residui di terra e fango rimasti attaccati
alla suola delle scarpe.
A ridosso della scatola di cartone che una volta aveva contenuto
gelati, l'incarto di un cono gelato, per la precisione l'ultimo
rimasto nella scatola prima che la confezione venisse gettata.
Si tratta di un dischetto di cartoncino e di una striscia piuttosto
lunga di carta dorata che, procedendo inizialmente quasi a spirale,
si srotola per poi finire in un piccolo cono. Questo è visibilmente
schiacciato e porta ancora le tracce del cioccolato contenuto
nel fondo della cialda che è stato fatto fuoriuscire schiacciando
il piccolo cono tra pollice e indice.
Un'osservazione è necessaria: il sacchetto di plastica che riveste
la nostra pattumiera di solito permane per più giorni, ed è un
caso raro riesca a riempirsi nel giro di una sola giornata. La
durata della sua permanenza che definirei in media piuttosto
lunga è determinata dal fatto che molti dei nostri rifiuti
vengono riciclati o destinati a un qualche altro uso (vedi la
"pentola dei cani e dei gatti", la "pentola delle
galline", il "secchio dell'organico").
È per questo motivo che nella pattumiera è adesso anche un tappo
di latta cilindrico, orfano del contenitore che fintanto era pieno
tappava. Si tratta del tappo di una bottiglia d'olio extra-vergine
di oliva, della quale però la parte in vetro non è stata gettata
nella pattumiera, bensì depositata nella "scatola del vetro",
una scatola di cartone che sta appena fuori la portafinestra della
cucina, sulla destra.
La "scatola del vetro" non è sempre la stessa scatola.
Questa infatti può cambiare, sopratutto per il fatto che, stando
all'esterno, è soggetta all'influenza degli agenti atmosferici
e quindi soggetta a sporcarsi e a bagnarsi. Così la "scatola
del vetro" spesso viene rinnovata, anche se, pur nel ricambio,
il nome con il quale viene designato il suo utilizzo (contenere
vetro, appunto) non cambia da oggetto a oggetto.
Tornando al sacchetto della spazzatura, dentro vi è anche il cilindro
di cartone di un rotolo di carta igienica. È un poco schiacciato
e, come spesso accade, da una parte è rimasto attaccato un pezzetto
di carta, l'ultimo degli strappi, quello che, incollato in vari
punti al cilindro di cartone, fa da inizio al rotolo. La carta
è bianca, di quella né morbidissima né troppo ruvida. Il cilindro
di cartone forse è di materiale riciclato, visto che sulla sua
superficie sono presenti parecchie imperfezioni.
Deve trattarsi di sicuro di un rotolo di carta igienica consumato
nel bagno piccolo del pianterreno. Infatti, se si fosse trattato
di un rotolo usato nel bagno del piano superiore, allora il cilindro
di cartone non sarebbe stato buttato in questa pattumiera, ma
nel sacchetto dei rifiuti che si trova al piano superiore, nell'antibagno.
Questo perché è più comodo, in un appartamento che si snoda su
più piani, tenere un sacchetto per ogni piano.
Il "sacchetto del piano di sopra" di solito è una sporta
di plastica di quelle che prendi al supermercato per metterci
la spesa. Quando una sporta di plastica di quelle per la spesa
è piena di spazzatura, i due manici sono buoni per fare un nodo.
Sopra, per sicurezza, se ne può fare un altro, oppure, dopo aver
fatto un primo nodo, infilando un capo nell'altro e tirando verso
l'alto, si ottiene una buona chiusura che evita che i due manici
scorrano e facciano sì che il sacchetto si riapra.
Il "sacchetto del piano di sopra" è un sacchetto che
impiega parecchio tempo a riempirsi, in quanto al piano di sopra
ci sono: camere, uno studio, una biblioteca, un salotto, un bagno
e un antibagno, per cui i rifiuti non sono mai molti. Di solito
contiene: rotoli di cartone di scottex e di carta igienica, qualche
contenitore di detersivo per la lavatrice o la pulizia del bagno,
cicche di sigaretta, polvere raccolta con la scopa, qualche foglio
di carta accartocciato, talvolta un paio di calzini o di mutande
irrimediabilmente bucati che, dopo un loro ultimo utilizzo e prima
di un ulteriore inutile lavaggio, vengono definitivamente buttati
nella spazzatura. Siccome il "sacchetto del piano di sopra"
raccoglie anche assorbenti racchiusi in apposito sacchetto igienico,
si può dire che esso venga considerato ormai da cambiare a precise
scadenze mensili, coincidenti più o meno con la fine del mio ciclo
mestruale. Questo per un fatto igienico.
Tornando al sacchetto nella pattumiera del piano di sotto, questo
contiene anche un sacchetto vuoto di patatine. Quando è stato
buttato, il sacchetto vuoto di patatine è stato accartocciato,
ma, essendo di un materiale piuttosto rigido, presto ha riacquistato
la sua forma originaria. Perché occupi meno spazio, un sacchetto
di patatine lo si deve incastrare tra gli altri rifiuti, spingendolo
a fondo. All'interno del sacchetto, un sacchettino di plastica
trasparente, chiuso, con dentro un pupazzetto colorato, evidentemente
una sorpresa rivelatasi doppione neppure tolta dal suo incarto.
Sopra il sacchetto vuoto di patatine, un paio di fogli di scottex
stropicciati e umidi che sono serviti per pulire la scala che
dal pianterreno porta al primo piano. Questo perché la mattina,
nello scendere per preparare la colazione, si possono fare le
scale scendendo di schiena e, scalino dopo scalino, passare la
carta umida per togliere la polvere e i pelucchi lasciati sulla
scala il giorno avanti.
Se la pattumiera ha un coperchio, è preferibile infilare i fogli
di scottex umidi da un lato, o comunque incastrarli sotto precedenti
rifiuti. Questo per evitare che, essendo umidi, si appiccichino
all'interno del coperchio della pattumiera, cosicché, nel riaprirla,
si sia costretti a dare un colpetto a quella paccottiglia umidiccia
per farla ricadere nel sacchetto.
Oltre ai fogli di scottex, un sacchetto di carta plasticata bianca
che conteneva una mozzarella. Per evitare che il sacchetto della
spazzatura lasci accidentalmente passare il liquido, l'incarto
della mozzarella è stato vuotato nell'acquaio e fatto sgocciolare.
Ci sono poi degli scontrini. Si tratta di diversi foglietti bianchi,
sicuramente buttati nella spazzatura in un'unica mandata, visto
che alcuni di essi sembrano essere stati accartocciati insieme,
dalla stessa mano e nello stesso momento, che sono andati a depositarsi
disordinatamente qua e là nel sacchetto, riempiendo gli spazi
vuoti lasciati dagli altri rifiuti.
Nel sacchetto della spazzatura c'è anche una confezione vuota
di caffè. Si tratta di un sacchetto di materiale piuttosto rigido,
rosso, a cui manca la chiusura in alto, sicuramente già buttata
in precedenza. Questo perché nel barattolo ermetico usato come
contenitore per il caffè macinato, il contenuto di un'intera confezione
non entra, e così il caffè in avanzo viene conservato nella sua
confezione originaria, ripiegata e fermata con una molletta di
legno per i panni, fintanto il livello nel barattolo non è sufficientemente
sceso da poterlo rimboccare.
Il sacchetto della spazzatura non è ancora pieno, e anzi, prevedendo
altri rifiuti poco ingombranti o facilmente comprimibili, potrebbe
durare ancora a lungo. Sennonché vi vengono gettati gusci di vongole,
e il sacchetto diventa pieno.
Il fatto è che si trattava di un chilo buono di vongole. I gusci,
ormai vuotati, occupano è vero parecchio spazio,
comunque sia è principalmente per una questione olfattiva che
il sacchetto, anche se non completamente pieno, viene considerato
ormai da chiudere.
Pur trattandosi di materiale organico, in questo caso il "secchio
dell'organico" non viene utilizzato, e questo per due motivi:
primo, perché se i gusci di vongole venissero messe nel "secchio
dell'organico", una volta questo svuotato nel mucchio del
compost, il loro odore potrebbe attirare i gatti, che andrebbero
a scavare per trovare l'oggetto dal quale quell'odore proviene;
secondo, perché i gusci di vongole così come sono non riescono
a decomporsi in breve tempo.
Le vongole buttate nella pattumiera sono andate definitamente
a riempire il sacchetto e quindi non resta altro da fare che:
sfilarlo (facendo attenzione che i gusci non scivolino fuori);
poggiarlo in terra; compirimerlo leggermente (i rifiuti, una volta
tolto il sacchetto dalla pattumiera, trovando maggior spazio,
tendono a sistemarsi verso il basso); slabbrare quel tanto che
basta i lembi del sacchetto; farci un nodo. Per essere più sicuri,
di nodi se ne possono far due, oppure, se ce se ne ricorda, usare
l'apposito laccetto attaccato al fondo. In questo caso, stringendo
con una mano l'imboccatura, basta far fare al laccetto un paio
di giri con l'altra; quindi annodare.
Questo è quanto. Altro, di un sacchetto della spazzatura, non
saprei dire.
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TEMA : “Racconta la tua settimana bianca”
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