NUMERO 2
FEBBRAIO 1997
Scrivi al traduttore
|
|
CAIO
FERNANDO ABREU
Della
serie "I grandi scoop di tina", ecco un racconto
inedito per l'Italia di Caio Fernando Abreu. E un testo che
Bruno Persico, il suo traduttore ufficiale, ha tradotto per puro
piacere personale, dal momento che non è prevista nessuna uscita
a breve termine.
Abreu si è fatto conoscere in Italia per un romanzo e, soprattutto,
per la straordinaria raccolta di racconti "Molto lontano da
Marienbad", che ha davvero entusiasmato la critica (anche se
il successo commerciale è stato, ahimé, piuttosto contenuto).
La pubblicazione di questo inedito vuole anche essere un personale
omaggio a questo eccezionale autore, purtroppo prematuramente scomparso
lo scorso anno.
Natura
viva
a Orlando Bernardes
COME TU BEN SAI, dirai, come un cieco che si muove a tentoni, e
cosí dicendo, suppondendo una conoscenza a priori, farai in modo
che il cuore di un altro si addolcisca un poco finché non proseguirai,
sebbene le tue azioni siano state programmate già da tempo, e farai
cose come accendere l'abat-jour nell'angolino dopo aver spento la
luce grande della sala per creare un'atmosfera più intima, più raccolta,
in modo che non vi sia tensione alcuna nell'aria, pur sapendo a
priori di quei tuoi inevitabili palmi bagnati delle mani, degli
eccessi del fumo o di qualsiasi altra cosa come quel lieve tremolio
che speri non trasparirà dalla tua voce. Eppure dirai così, per
esempio, come tu ben sai, ecco, come tu ben sai, la gente, le persone,
ahimé, hanno, abbiamo queste cose che chiamiamo emozioni, ed esiterai
su quell'ahimé, o come un altro forse domanderebbe, perché ahimé?
e cosí, per non allontanarti troppo da quanto hai cominciato, rapidamente
aggiungerai una frase qualsiasi del tipo sarebbe proprio una bella
cosa se potessimo instaurare un rapporto senza che nessuno dei due
si aspettasse proprio niente, ma ahimé, ripeterai con insistenza,
ahimé, noi, proprio noi, le persone, hanno, abbiamo emozioni. Riflettendoci
meglio: le persone dicono cose, e dietro a quanto dicono c'è quello
che sentono, e dietro a quello che sentono c'è quello che veramente
sono e che non sempre appare. Ci sono i livelli-non-formulati, gli
strati impercettibili, le fantasie che non sempre controlliamo,
le aspettative che quasi mai si realizzano. Ma soprattutto ci sono
le emozioni. Che non si mostrano mai. Per tutto questo, ahimé, ripeterai,
insisterai, completamente disperato, il tuo unico appiglio sarà
la mano tesa che, passo a passo, penserai con lucidità penosa, attraverso
ogni singola parola starai chissà allontanando per sempre. Ma non
riesco proprio a star zitto, allora forse dirai, privo di controllo
e un poco più drammatico, perché il mio silenzio non è un'omissione
ma una menzogna. L'altro ti guarderà con quello sguardo vacuo, senza
capire che il tuo ritmo accompagna il dipanarsi di un paesaggio
interiore, assolutamente non verbalizzabile, disegnato tratto dopo
tratto in ogni singolo minuto dei giorni e delle notti più svariati
in tutti quei mesi addietro, a ritroso fino a quella data, maledetta
o benedetta, ancora non hai osato definirla, nella quale per la
prima volta il cerchio magnetico dell'esistenza dell'uno, per un
caso banale o per magia, ha intersecato il cerchio magnetico dellesistenza
dell'altro.
Nel silenzio che piomberà, penserai, avrai bisogno di fare una cosa
qualsiasi, come mettere un disco o improvvisare un gesto, ma forse
non farai nulla, perché lui continuerá a guardarti con quel suo
sguardo vago in fondo al quale tu, sommozzatore marino, cercherai
il minimo indizio di un tesoro nascosto che ti faccia ritornare
a galla col sorriso sulle labbra e le mani colme di pietre preziose.
Ma in questo silenzio che certamente ti piomberá addosso, forse
accenderai un'altra sigaretta e con la bocca secca e chiusa, senza
alcun sorriso, eviterai di tuffarti per non correre il rischio di
imbatterti in un mostro marino addormentato. Il cuore ti batterà
forte, nessuno sentirà, e per un attimo forse immaginerai di poter
srotolare le membra e semplicemente toccarlo come se riuscissi cosí
a produrre un incantesimo qualsiasi che all'improvviso illumini
questa sala con quella luce che stai tentando invano di scoprire
anche in lui, visto che dentro di te é già tanto chiara da farsi
quasi tangibile. Nitida luce non vista da questo altro che ti sta
seduto accanto nella sala lievemente in penombra, dove penetrano
a malapena i suoni esterni, come se tutti e due foste prigionieri
di una bolla d'aria, di tempo, di spazio. E riempirai ancora il
calice con dell'altro vino affinché scendendo per la gola tremante
vada incontro a questo bagliore che stai tentando precariamente
di trasformare in parole luminose da offrire a lui. Che non dice
niente, e non dirà niente, e senza sapere perché, penserai ad un
corridoio buio dove ti muovi a tastoni, come un cieco, le mani tese
in avanti nel vuoto, col presentimento del niente che tu stesso
starai preparando proprio ora, suicida meticoloso, con silenzi mal
tessuti e parole fuori luogo, povero essere assetato che si ferisce
implorando il pozzo altrui per sedare una sete che nessuno può condividere.
Angeli e demoni dai mille colori svolazzeranno per la sala, ma il
cacciatore di farfalle rimarrà immobile, lo sguardo fisso nel vuoto,
una sigaretta accesa nella sinistra, un calice colmo di vino nella
destra. La presenza dell'altro pulserà al tuo lato, quasi sanguinando,
come se l'avessi pugnalato con la tua emozione non detta. Le mani
appoggiate a mendaci bengala non ce la faranno a liberare il gesto
per rompere questa coltre spessa e invisibile che vi separa. Per
un momento allora avrai voglia di accendere la luce, scoppiare in
una risata divertita, farla finita con questa farsa, è facile fingere
che tutto vada bene, che non siano mai esistite le emozioni, che
non desideri toccarlo né conoscerlo, che lo accetti così, amico
pulsante, bello e remoto, completamente indipendente dalla tua volontà,
da tutti questi tuoi sentimenti non formulati. Nel momento seguente,
che sorgerà, gemello tardivo, immediato e quasi contemporaneo all'anteriore,
avrai voglia di posare il calice, spegnere la sigaretta e stendere
le tue candide mani in direzione di quel volto che neanche ti guarda,
assorbito nella contemplazione del suo paesaggio interno. Ma indifferente
alla sua distanza, quasi violento, d'improvviso vorrai violare con
la bocca arsa da alcol e fumo quest'altra bocca che ti è accanto.
Vorrai esplorare palmo a palmo quel corpo che da tempo immagini,
finché i palmi famelici delle tue mani non abbiano percorso tutte
le vie, finché la tua lingua non abbia infranto tutte le barriere
della repulsione e della paura, la tua bocca vorace non abbia bevuto
tutti gli umori, le tue narici non abbiano inalato tutti gli odori
e tu, da alchimista, non li abbia trasformati in un unico odore,
il tuo e il suo insieme - la luce sarà spenta, gli indumenti bianchi
scintillanti sparsi per terra. Desíderalo cosí, questo altro, tanto
intimo al punto che a volte riterrai superfluo dire qualsiasi cosa,
perché ingannandoti supponi che tu e lui, a volte, siate una cosa
sola che ti riempie il corpo di una forza nuova, come se un'energia
poderosa sgorgasse da un centro lontano, da tempo assopito, chissá,
da questa luce occulta, e allora ti accorgerai chiaramente che lui
non è te e tu non sei lui, questa cosa, l'altro, che magico o demoniaco,
deliberato o casuale, ti infiamma in tal modo allucinandoti l'anima.
Lo vorresti pregare che col suo semplice esistere ti mantenga in
questa condizione tormentosa e brillante affinché tu possa illuminare
anche lui col semplice tocco, con la tua tenera lingua, bacchetta
magica del tuo desiderio. Ma lui non sa niente, né immaginerá niente
se rimarrai cosí, col timore che una parola o un gesto disastrosi
siano capaci di mandare all'aria questa trama nella quale ti avvolgi
sempre più irrimediabilmente, ingarbugliato in te stesso, nella
tua emozione viva, invischiato nell'ignoto che c'è dentro di lui,
l'altro - che dall'altra parte del divano incrocia le mani sopra
le ginocchia, innocente quasi, in vigile attesa che tu porti a termine
in qualche modo quanto hai cominciato.
Molto più che dell'amore o di qualsiasia altra forma tortuosa di
passione, sarà sorpreso che lo starai guardando ora, perché lui
non sa niente del suo potere su di te, e in questo preciso istante
lo potrai rendere partecipe del fatto che dipende da lui se ti illumini
o ti oscuri cosí, intensamente, oppure negargli orgogliosamente
di venire a conoscenza di questo strano potere, affinché non ti
sbrani impetuoso con le sue unghie ora calme e rilassate, incrociate
in punta alle dita sopra le ginocchia.
Ah: fumerai troppo, berrai all'eccesso, annoierai tutti gli amici
con quelle storie disperate, notti e notti di insonnia, la fantasia
sfrenata e il sesso ardente, dormirai per giorni e giorni, mancherai
al lavoro, scriverai lettere mai spedite, cercherai un senso arcano
nelle conchiglie, nei numeri, nelle carte e negli astri, penserai
a fughe e suicidi ad ogni minuto di ogni nuovo giorno, abbandonato
piangerai mattinate intere nel tuo letto vuoto, non riuscirai a
sorridere né a camminare solo per strada senza scoprire nell'andatura
di un estraneo l'esatta sua andatura, in un odore qualsiasi il suo
preciso odore.
E lui non sospetterà che sei perduto ormai, lui che seduto accanto
a te stará sprofondando nella contemplazione di questo paesaggio
interiore dove non sai neppure che posto occupi, e neanche se un
posto ce l'hai. Di fronte allo specchio, in queste mattine mal dormite,
accompagnerai con la punta del dito il sorgere di nuovi fili bianchi
sulle tempie, l'aspro percorso ogni volta più fondo di oscure valli
incavate sotto occhi totalmente disincantati. Saprai tutto di questo
amaro futuro possibile. Saprai pure che non potrai più tornare indietro,
che sarai interamente soggiogato e che le parole che dirai non saranno
mai savie o sufficienti a far sí che questa porta da aprire ora,
dopo aver detto proprio tutto, ti conduca al cielo o all'inferno.
Ma soprattutto saprai, con una dolce pietà per te e per tutti gli
altri, che un giorno tutto passerà, magari con la stessa rapidità
con cui è venuto, o lentamente, poco importa. Ma non saprai mai
che in questo preciso istante avrai goduto dell'insostenibile bellezza
di ciò che è totalmente vivo. Come un trapezista che si accorge
dell'assenza della rete solo dopo essersi lanciato nel vuoto, accenderai
allora l'abat-jour nell'angolino dopo aver spento la luce grande
della sala. E finalmente comincierai a parlare.
(Tratto da "Morangos Mofados", 1982
Traduzione. di Bruno Persico)
|