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Giorgio
Falco
Di questo Giorgio
Falco io non so niente. Ho letto un suo racconto nell'antologia "Euforie"
curata da Giulio Mozzi e Marina Bastianello e mi aveva colpito molto:
per lo stile deciso e scattante, per l'ironia profonda e anche, posso
dirlo?, per il fatto di essere ambientato sulla tangenziale vicino a casa
mia (ognuno ha i suoi motivi di interesse). Ho deciso di scrivergli e
chiedergli un contributo per 'tina. Il brano che mi ha inviato ha confermato
quella prima impressione: in questa storia pre-matrimoniale c'è
molto realismo linguistico e anche una buona, affettuosa ironia. E Falco
riesce così a tirare fuori un racconto originale anche da un cliché
abusatissimo come quello nuziale. Mica poco.
DA
VICINO
Io lo sapevo,
io. Dico, del matrimonio. Al lavoro, tre giorni prima di sposarmi, porto
pasticcini, pizzette e confetti. Mi regalano un aspirapolvere. Quel giorno
sono coi mezzi, così torno con l'aspirapolvere sul 14. Mi guardano
tutti. Dico, cosa c'è da guardare? Mai vista un aspirapolvere sul
14? Un aspirapolvere, in generale?
Poi alla fine, mica lo dico.
Al lavoro siamo in tre che si sposano. Io, la Gabry, la Genny. Io sono
la prima. Loro si sposano a settembre. In ufficio guardiamo assieme i
siti con gli abiti da sposa. Io non compro sul sito l'abito da sposa perché
zia Elena fa la sarta e ha gli sconti con un negozio. Ora la chiamo zia
Elena, perché scrivo, ma quella che ha gli sconti è zia
Lina. Il giorno prima di sposarmi sono ancora al lavoro. Prendo un permesso
retribuito di quattro ore, alle sei passa l'estetista. Dice che mi vuole
mettere il rimmel antilacrima. Io dico, ma va che non piango, è
tredici anni che sono fidanzata. Al lavoro bacio tutti, anche quelli che
mi sono antipatici, quasi tutti, pure la Gabry e la Genny, che da quando
sono caporeparto, mi leccano. Però c'è il fatto che ci sposiamo
tutte e tre, anche se io prima. Non dico che siamo quasi amiche, ma quasi.
L'anno scorso volevamo andare una settimana a Sharm El Shiekh, ma il fidanzato
di Genny è geloso e non siamo andate. Non facevamo niente, poi.
Una se vuole, lo fa sul 14, mica deve andare in Egitto.
Io queste cose non dovrei neanche dirle, figuriamoci scriverle, che sembrano
ancora più gravi del dirle, ma tanto, chi vuoi che mi legge.
La sera prima del matrimonio, Lory, l'estetista, passa da casa. Mia mamma,
zia Lina e le altre girano un po' qua e un po' là.
Lory ha le unghie lunghe rosse, direbbe la nonna, pittate. La nonna è
morta, pure l'altra nonna è morta, con la prima nonna andavo d'accordo,
peccato non è qui a girare per la stanza, ma pure seduta andava
bene. Il vestito è nell'armadio di zia Lina, che abita al piano
di sopra, lei ha un armadio vuoto perché mia cugina Susy è
sposata da tre anni e ha lasciato un armadio tutto vuoto, e zia Lina ogni
tanto piange perché Susy si è divisa dal marito. Io ho sentito
che lui la picchiava, qualche schiaffetto, poca cosa, ma la mamma dice
che Susy l'ha lasciato per un altro, un collega. Ah, questo lavoro, io
sono qua, seduta, tra le mani di Lory, e mi viene in mente il lavoro.
Ancora non ci credo che mi sposo. Se non fosse per le risate, tutta 'sta
gente venuta su dalla Sicilia, sembra il funerale di zio Giacomo, il marito
di zia Lina. Lo so, non dovrei dirle certe cose, figuriamoci scriverle,
che sembrano ancora più gravi, però io quando c'è
una festa sono triste, anche se non lo dico a nessuno. Rido, scherzo,
ma pure io ho la mia sensibilità. La volta che sono stata davvero
felice è quando mi hanno promossa caporeparto, giuro. Ho pianto
sul 14 dalla felicità. Poi ho pensato, da domani non vengo più
in tram. Io sono di parola, sono andata sempre in macchina, prima la tenevo
in garage fino al sabato, per andare alla piscina vicina al centro commerciale,
che a Marco, mio marito, piace nuotare. Ma da quel giorno, dico sul 14,
vicino, non so se siete di fuori, vicino al deposito dell'Atm a Giambellino,
dico: da domani in macchina. E l'ho fatto sempre, a parte la volta dell'aspirapolvere.
Mi ha accompagnata Marco, io non volevo portare neanche una pizzetta,
ma come si fa, sono caporeparto da un anno, e se dicevo l'anno scorso,
mi sposo, magari caporeparto diventava Genny. Meno male va, anche se il
mio capo dice sempre, da quando sa che mi sposo: non è che mi stai
in maternità? Io non voglio un bambino adesso, sono caporeparto
da un anno, mica da dieci, però un bambino lo voglio, non importa
maschio o femmina, basta che è sano.
La sera prima del matrimonio mangiamo insalata e verdura lessata. Condiamo
con l'olio portato su dai parenti. Io prendo pure il caffè, mia
madre dice, non bere caffè, mia madre è una rompiballe ma
ha ragione su tante cose, dice non bere caffè che poi non dormi
tutta notte. Infatti. Alle quattro mi sveglio, alle cinque meno un quarto
mi alzo, gli uccellini iniziano a cantare a quell'ora, io non l'avevo
mai notato questo fatto degli uccellini ma adesso, anche se sono sposata,
mi capita di stare attenta agli uccellini. Zia Nina accende la tele alle
cinque, due donne nude si baciano sotto un numero di telefono, uh mia
madre, dice Nì, che fai, spegni subito sterrobbe e lei risponde,
che saccio, mica se n'era accorta. Alle sei e mezza arrivano l'estetista
e la parrucchiera, che si chiama Filly. Io non lo so perché su
tante cose mi manca l'esperienza, anche se sono caporeparto, però
non ho mai visto una parrucchiera alle sei e mezza di mattina. Lory e
Filly sono colleghe, lavorano con mio cugino Lino alla ditta di confezionamento
e impacchettamento conto terzi, oggi è sabato e sono libere. Dicono
che fanno le operaie per mettere via i soldi, vogliono aprire un negozio,
intanto sono lì da dieci anni e han già ventisette anni.
Dopo ti sposi, fai i figli e che fai, apri un negozio? Prendono bene in
nero, Lino dice che quasi quasi ci viene fuori un' altra mesata a tagliare
capelli e pittare unghie. Sarà, ma a me, 'sto fatto della mesata
non mi convince, io sono caporeparto, secondo me è meglio di avere
un negozio, anche se il negozio è roba tua mentre il reparto no.
Mi fanno bella bella, capisco perché in televisione sono tutte
così belle, e Lory e Filly non sono brave come le estetiste e le
parrucchiere della televisione, loro lavorano con Lino, mio cugino.
Finalmente metto l'abito, mia madre piange e zia Lina dice, cheffai, è
una festa, piangi più di quando è morto mio marito. Io,
non è perché sono caporeparto, però sto proprio bene
e vorrei qui Giusy e Genny, guardate come sono figa, direi. Beviamo un
caffè, sono le otto e mezza e sembra mezzogiorno, dice mia mamma,
dico, lo bevo pure io e lei, no, magari ti sporchi il vestito di caffè,
meglio di no, e mia mamma è una rompiballe ma su tante cose ha
ragione, e infatti mi cade una piccolissima macchia dove va il velo e
speriamo che non si vede nella foto, dico. Dipende da quanti primi piani
ti fa, dice mia cugina Susy.
Mio papà prepara le tartine, le patatine, lo spumante e l'analcolico,
passano i vicini, pure quello del nono piano che una volta mi ha toccato
il culo in ascensore, per sbaglio, dice lui. Come sei bella, come sei
bella, tutti dicono sei bella, ma io ve l'ho detto, a me le feste mettono
tristezza perché pure io ho la mia sensibilità, anche se
non si vede da fuori. Io sono così perché sono caporeparto
e seguo trenta persone, non trecento, ma neppure tre. Rido e mi fanno
tanti complimenti, bacio sulle guance pure l'uomo che fa i sacchi neri
e sento la puzza, io penso, proprio oggi doveva venire a fare i sacchi,
quello non c'è mai e oggi sale pure lui. Tanto so che è
qui per scroccare da bere, dico scusate, vado di là un momento,
e mia mamma mi segue e dice: devi andare in bagno? Ti devi togliere tutto.
E allora sbuffo, perché sono sveglia dalle quattro e ora di stasera
sarò morta, mi sono già stancata di questo vestito dico
a mia mamma, sembro una mongoloide, figa, ma mongoloide, guarda mamma
che non posso neppure andare al bagno senza togliermi il vestito. Io vorrei
qui anche i colleghi, quelli che mi stanno sotto, perché quando
faccio battute così, ridono tutti. Io non dico per tirarmela, perché
sono caporeparto, ma quando faccio una battuta, ridono tutti al lavoro,
anche se a volte, a essere sincera, non sono belle battute, belle come
in televisione. Allora piscio con mia mamma dietro la porta, bussa, dico,
un attimo mamma, lei insiste e ora capite perché dico e scrivo
che mia mamma è una rompiballe anche se su tante cose ha ragione,
ma tanto chi vuoi che mi legge. Io apro a mia mamma, ancora mi sto sistemando,
lei entra e mi dice, mettiti il deodorante, la giornata è lunga
e vedi che sudi e io, ma mamma, l'ho già messo, e lei ancora, non
si sa mai nella vita, ogni sposa è una rosa. Alle nove arriva il
fotografo, mi fa, come sei bella, cominciamo con un primo piano con lo
sfondo della tua cameretta. Io dico va bene, però la cameretta
non mi piace più, c'è ancora il poster dei Duran Duran.
Io gli dico di non prendere Simon Le Bon che magari a quest'ora è
grasso e vecchio e oggi è un giorno di festa, vai a prendere un
pasticcino se non ci credi. Facciamo le altre foto sul balcone, mia mamma
ha messo i gerani della vicina sul balcone, inginocchiati tra i fiori,
dice il fotografo, guarda verso destra, intensa, sei bellissima, ora a
sinistra, di più, socchiudi gli occhi e io socchiudo, quasi non
ci vedo più. Usciamo, dice mia mamma, mio papà se ne sta
zitto mogio mogio a bere, non potrebbe bere, figuriamoci di mattina, ma
oggi è un giorno di festa, mica è il funerale di zio Giacomo.
Il fotografo dice, una in ascensore, guarda nello specchio dell'ascensore.
Mia mamma dice al fotografo, ma non è che ci vieni pure tu nella
foto? No signora, anzi, faccia un favore, vada giù un secondino,
e mia mamma dice, ma quale secondino e secondino, oh, io sono la mamma.
Entro in ascensore, l'assistente del fotografo tiene aperta la porta,
io dentro guardo lo specchio, mia mamma urla, no, ci sono le ditate sullo
specchio, ancora deve passare quello delle pulizie, aspettate. Io non
vorrei aspettare e fare la foto in ascensore, ma il fotografo vuole fare
la foto in ascensore ed è arrabbiato con mia mamma, io non voglio
il fotografo arrabbiato, ancora mi deve fare tutte le foto in chiesa,
nel giardino del ristorante con Marco, io non voglio il fotografo arrabbiato
perché non so quanto devo pagare, dopo ci mettiamo d'accordo sul
prezzo, ha detto, lui fa il fotografo in nero, lavora alla regione.
Mia mamma passa il Vetrill sullo specchio, l'assistente dice, signora,
ne approfitto per una tartina, prego, fai, dice mia mamma, oggi è
un giorno di festa. Poi rientro nell'ascensore ma sento battere, tum tum
tum, qualcuno urla allora! è mezzora che è occupato. Il
fotografo è nervoso, io lo so che è nervoso, chiede una
sigaretta all'assistente, un collega della regione e dice un mument, mentre
mia mamma si accosta alla tromba delle scale e dice un momento, con la
testa inclinata verso l'alto, c'è la mia Rosy nell'ascensore che
sta facendo la foto. Il fotografo dice, guarda a sinistra, abbassa lo
sguardo, metti che pensi, e io guardo la targhetta di milioni di volte,
VIETATO AI BAMBINI SOTTO I 12 ANNI e PORTATA 4 PERSONE MAX 320 CHILI.
Io guardo la targhetta e penso a tutte le volte che sono stata nell'ascensore,
c'è ancora il segno della cassettina delle 10 lire, siccome usavamo
l'ascensore per giocare, avevano messo la cassettina delle 10 lire e mia
mamma, quando andavo alle medie, diceva: portati le 10 lire e facciamo
come sempre, tu citofona, poi mettiti in ascensore che ti chiamo. Io penso
in ascensore, mi gira la testa e quasi non sembra neanche di essere in
ascensore, il fotografo dice, perfetta così, ci sei, sì,
ci sei, sì.
Io volevo
sposarmi con la carrozza e i cavalli bianchi, poi zio Gustavo compra la
macchina nuova, fa il rodaggio venendo su dalla Sicilia e mia mamma dice,
non puoi dire di no a zio Tavo. Io non dico di no, infatti, dico sempre
sì in famiglia, ma al lavoro sono diversa, sono un'altra persona,
al lavoro mi rispettano, hanno paura di me, e non solo perché sono
caporeparto. Io salgo in macchina, mi affaccio al finestrino e saluto
i vicini sul balcone. Zio Tavo accende il motore, zio vai di qua, zio
vai di là, dico. Mio padre ha il finestrino ancora aperto, l'aria
gli solleva il ciuffo e la cravatta da cerimonia. Chiudi, dice zio Tavo,
questa ha l'aria condizionata. Sono in ritardo? domando. Mezzora, dice
zio Tavo. Deve aspettare, aggiunge. Mio padre stende le gambe e chiede:
si può fumare qua dentro? Zio Tavo risponde: secondo te si può
fumare qua dentro? Senti il profumo, come ti viene in mente di fumare,
stamattina ho appeso il pino alla fragola.
Sembra che ci sono venti persone in macchina e tutte masticano le Big
Babol, dico ridendo. Mio padre e lo zio tacciono. Aggiungo, a destra!
Quasi ci siamo.
Lo zio frena davanti alla chiesa. Io da bambina guardavo le spose e chiedevo
com'è la sposa, ora sono io la sposa, prendo gli applausi. Lo zio
scende, apre la portiera. Papà mi aiuta.
Io non pensavo di piangere, ma piango, sembro la fontana di un cartone
animato, e per fortuna Lory mi ha messo il rimmel antilacrima.
Io entro in chiesa piangendo, sto attenta a non inciampare. Mio padre
ha le mani sudate. Mi lascia all'altare e va da mia mamma che piange.
Io mi asciugo le lacrime. Marco sorride. Ha un piccolo pezzo di insalata
tra i denti. Come Cecco, uno che mi sta sotto al lavoro. Torna dal self
service con il verde tra i denti.
Dico, Marco, i denti. La musica dell'organo è troppo alta.
Mi accosto per dirglielo in un orecchio.
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ALL'AUTORE
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Dicembre 2006
è
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Intro
FRANCESCA RAMOS
Domenica
FEDERICO MIOZZI
TEMA : “Racconta la tua settimana bianca”
MICHELE ROSSINI
Dentro una batana bianc’azzurra
GIORGIO FONTANA
In tempo di pace
ALESSIO ARENA
Il Santo
NOTE
BIOGRAFICHE
SPECIALE
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