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Fabio
Zanello
Un racconto su
un aspirante Papa è un'esca a cui difficilmente avrei resistito.
Doveva saperlo Zanello! Fabio è il polo culturale-letterario di
casa Er Piotta. Insieme al celebre fratello rapper de'noiantri ha fondato
la collana "Robba Coatta Factory" per Castelvecchi e ha pubblicato
un curioso romanzo dal demenziale titolo di "Hanno rapito Gorbaciov
(ma secondo me era a Sanremo)". In questo racconto Fabio frulla tutto
in perfetta aderenza con i dettami del pop: tv, religione, lavoro, aspirazioni,
volgarità e rapporti familiari si fondono confusamente in un unico
quadro naif. E essere Papa diventa allora un lavoro plausibile come un
altro. Parodico? Forse.
I
CUORI DI GENTE SEMPLICE
Sono Giulio e mentre tutti fin da piccoli volevano fare i carabinieri,
gli architetti, i geologi, gli astronauti, io volevo fare il Papa.
Fare il Papa mi è sempre apparso perfetto. Il Papa è buono
e anche da vecchio è bello, rapisce i cuori di gente semplice,
quelli a passeggio per mano davanti alle vetrine come me, vivono mille
cuori in lui ma di gente che agisce per il bene. Nessuna tensione, nessuna
rivolta. Quando lo dicevo a scuola il prete mi dava dello sconsiderato.
Il Papa non ha bisogno di mostrare un lavoro per vivere, guadagni diretti,
né ad esempio di venire da un partito per essere eletto e fare
gli interessi degli elettori suoi.
Il Papa parla a tutti.
Il Papa non è mai indagato. Il Papa non indossa mai dei normali
pantaloni.
Poi il Papa non ha avversari politici, nel senso di sinistra e destra,
entrambi lo rispettano, e di fronte al Papa è capace di diventare
buono il bullo più violento, la prostituta più imperterrita,
i politici e lo stesso mio vicino Sandulli, che bestemmia sempre ma tace
la domenica mattina quando io alzo la televisione all'Angelus. Al Papa
lo ascolta il mondo, perché i suoi discorsi sono semplici ed ha
il coraggio di dire la verità. La verità così come
si capisce che veramente è.
Così io da un po' di tempo ho forgiato una maschera in lattice
perfetta, fabbricata sul modello delle numerose foto di calendari che
ho in casa dappertutto, la quale aderisce perfettamente alla mia faccia.
Sono munito di una Bibbia, di quelle che vendono col kit di Famiglia Cristiana
insieme al superadesivo per dentiera, un disco promozione Edizioni Paoline,
l'apparecchio amplifon per l'udito, un rosario e la videocassetta con
notizie bibliche di carattere storico che mia madre guarda di continuo,
insieme a Magalli Sabani e Beautiful
Mia madre stupidamente dice che per diventare Papa occorrono una carriera
e studi, sciocchezze di chi non capisce che la verità assoluta,
ultima, è qualcosa che noi già possediamo nei nostri cuori
e che, Cristo ci ricorda, dobbiamo avere solo il coraggio di vivere alla
luce.
Quando indosso la mia maschera di Papa, con la Bibbia sotto al braccio,
scendo al grande svincolo della Tangenziale in un punto assai trafficato,
in cui la gente solitamente sosta in fila per lunghi minuti, talvolta
ore. Qui ad esempio esorto chi si vede tagliata la strada, o urtato improvvisamente
da un'errata manovra del conducente che lo segue, a rinunciare ad ogni
improperio, pensando a quante volte egli stesso ha compiuto quelle azioni,
poiché solo rispettando il prossimo si può attendere di
essere rispettati essi stessi. Essi bestemmiano, sputano, dicono parolacce,
talvolta al mio indirizzo verso la mia faccia, che parla loro dal finestrino
e che per tutto è identica a quella del Papa. Dico ai conducenti
di aiutare chi si affolla intorno alle vetture, chi con un secchio d'acqua,
chi per vendere povere cose, e a questi stessi di non affidarsi solo alla
carità e alla miseria, ma a migliorarsi col lavoro e lo studio,
ottenendo però non diversi risultati.
Quanto sia malevola la gente lo si deduce al centro commerciale, dove,
per la mancanza dei paramenti e delle apparenze esterne, nessuno si interessa
a me, nessuno mi dedica l'attenzione e il rispetto che converrebbe alla
mia persona. Quando sorprendono un ladro al supermercato, intervengo per
liberarlo, perché il perdono è il vero strumento di giustizia
nelle mani di Dio, così cerco di persuadere gli addetti della sorveglianza
a non ostentare le armi, ma riporle a casa, perché nessun atto
di giustizia umana può privare un uomo della vita che Dio gli ha
dato. Ma essi non mi ascoltano, mi deridono.
Invito le donne vestite in modo troppo ignominioso a ricordare della loro
missione di mogli e madri su questa terra, e le stesse, coi carrelli pieni,
cerco di spingere a dividere i loro beni con quanti le attendono fuori,
alle macchine per aiutarle con la spesa.
Ma anche queste rispondono sprezzanti e più che altro vanno via
di corsa.
Qui fuori un giorno, durante un comizio per l'inaugurazione, intervenni
per ricordare all'uomo sul palco, che parlava assai duramente di un suo
avversario politico, che il vero bene è comune, e fra gli uomini
dovrebbe operare la concordia e la comprensione per chi sbaglia, così
da rimetterlo in carreggiata, non l'asprezza. Ma anche quella volta dei
presenti mi spinsero via, non mostrando alcuna considerazione per la mia
faccia.
Allo stesso modo, ad esempio, ogni volta che vedo un cittadino subire
una sanzione mi avvicino, perché è solo con l'Amore che
possiamo inculcare nell'anima il disprezzo per i propri errori, e la volontà
ferrea di proseguire nel cammino della legge. Ma questo, spesso, sia colui
che sanziona che il sanzionato non lo capiscono, facendo di tutto per
spintonarmi via. Molte volte, passando intere giornate lungo gli svincoli
tra le auto in fila e nel centro commerciale, mi accorgo che le radio
producono suoni, le bocche di ognuno parole e discorsi, a chi hanno vicino
o ai cellulari, in cui non sento mai parlare di Dio, e neppure del minimo
riferimento alla Bibbia che stringo sempre in mano, o a qualche precetto.
Gli altoparlanti mandano solo messaggi di offerte, liste di prezzi indicando
piani e il reparto, e io, allora, grido, proprio come il Papa vedo fare
dal balcone all'Angelus, che il possesso e l'economia non sono tutto,
grido questo all'interno del centro commerciale o lungo la rampa della
tangenziale invitando la gente a scendere e a fraternizzare, il povero
col ricco, il bianco e il nero, ma essi mi guardano senza cenno alcuno,
quasi non riconoscano la mia faccia.
La notte poi scendo per i cortili del caseggiato dove abito con la mia
maschera, tra i sottoscala, cercando di spiegare ai giovani che le sostanze
che si prendono di cui continuamente ci parlano i giornali sono la via
contraria per trovare dentro noi stessi Dio, ma loro mi dicono di andare
via.
Così mi incammino per i grandi prati che circondano lo stabile
imbattendomi in donne di tutte le nazionalità con uomini in macchina,
spesso mi infilo dal finestrino gridando del peccato che fanno, che quelle
donne sono come Maria Maddalena, ma gli uomini scappano e le stesse donne
mi gridano Vattene, mi gettano i profilattici usati come contraccettivi
e mi sputano in faccia e io gli grido Ci sono cinque milioni di vite qui
dentro e a peccato si unisce peccato se non solo si copula per denaro
ma si fa anche uso di contraccettivi, e questo testimonia dell'ipocrisia
della gente nel non avere rispetto per me vedendomi senza paramenti, poiché
le stesse donne io l'ho viste piangere dinanzi al Papa all'Angelus, piangere
proprio come Maria Maddalena.
Ed anche quella volta che mi sono avvicinato a quell'uomo per terra davanti
al centro commerciale vestito da metronotte perdeva molto sangue gli ho
detto Figliolo non mi riconosci? perché affrontare i tuoi fratelli
con una pistola che non c'è niente che non vada diviso e il Tempio
è invaso dall'opera dei mercanti come disse Nostro Signore ma anche
lui mi ha gridato Vattene sputandomi sangue in faccia e urlava Si sono
portati via i frigoriferi si sono portati via i frigoriferi
sebbene anche
mia madre non paia tenermi in gran conto quando io le parlo con la mia
maschera di Papa poiché lei applica l'amplifon solo per vedere
alla tele Magalli e Sandulli quando gli busso per dirgli di non bestemmiare
mi risponde Vattene faccia da cazzo vaffanculo
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Dicembre 2006
è
online
Intro
FRANCESCA RAMOS
Domenica
FEDERICO MIOZZI
TEMA : “Racconta la tua settimana bianca”
MICHELE ROSSINI
Dentro una batana bianc’azzurra
GIORGIO FONTANA
In tempo di pace
ALESSIO ARENA
Il Santo
NOTE
BIOGRAFICHE
SPECIALE
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