NUMERO 5, MARZO 1998
Cinque, come le Spice Girls.
Con la calma e la consueta aperiodicità, ‘tina giunge al quinto numero con un parco lettori vistosamente allargato e una fama (almeno fra gli addetti ai lavori) sinceramente insperata. Me ne accorgo dal numero di lettere e telefonate che ricevo e dalle attenzioni che le altre riviste mi dedicano.
La redazione, commossa, ringrazia.
Il solo problema è che, mentre prima scrivevo di getto le introduzioni e le note, adesso comincio a farmi scrupoli sul tono, sulla forma, sui giudizi che esprimo. Insomma, comincio a sentirmi in dovere di una maggiore serietà. E dal momento che questa rivistina è nata invece sulla spinta dell’entusiasmo e della passione personale, il rischio di snaturarla è grande. (Sai com’è,uno parte fotocopiando una fanzine e si ritrova a dirigere una noia mortale come “Nuovi argomenti”…). Fortunatamente per ora non ho il tempo sufficiente per dedicarmi in modo più professionale a ‘tina, quindi il suo spirito improvvisato e un po’ straccione al momento è salvo.
Questo numero presenta le new-entry di Fraviga e Zambetta, gli inediti di Amitrano e Galiazzo e un paio di cose familiari (pregasi notare la doppia accezione del termine). E per il prossimo, visto che i contributi su Smiths e Morrissey ancora scarseggiano, pensavo a uno special tutto al femminile. Le autrici quindi sono caldamente invitate a farsi sentire.
All my love
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ENRICO FRAVIGA
“L’Hydra a tre teste di McDonald’s”
FRANCE BIANCHI
“Alcantara-Mar”
“Frutta”
“Tinsel town in the rain”
MATTEO GALIAZZO
“Corrispondenza privata”
MASSIMILIANO ZAMBETTA
“Occasioni”
GIORGIO AMITRANO
“Il mio ciuffo ribelle”
IO
“Forse c’è stato uno sbaglio”
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