Ultima uscita

NUMERO 37 – ANNO 2022

INTRO

Una domanda che mi viene fatta spesso riguardo a ’tina è se io scelga prima i racconti o prima il formato della rivista. La domanda si riferisce ovviamente al nuovo corso della rivistina, quello che la vede uscire in forma cartacea, stampata, e ogni volta con un aspetto diverso. E non è affatto semplice rispondere, perché forma e contenuto si influenzano fra loro e in modi differenti.

La selezione dei testi avviene ovviamente per via indipendente, perché da sempre i racconti che pubblico sono quelli che ritengo migliori fra i tanti che arrivano alla casella mail tina@matteobb.com. Però poi è il formato a stabilire quanti fra loro possono trovare spazio nel numero. E a volte il formato arriva anche a modificare alcuni aspetti contenutistici. Un esempio perfetto è quello offerto dal numero 33: dopo aver deciso che avrebbe avuto l’aspetto di una mappa stradale, è venuta l’idea di indicare graficamente le località geografiche in cui erano ambientati i racconti. Ho ricontattato quindi gli autori chiedendo loro che me le indicassero e chi aveva scritto una storia dallo sfondo generico ha dovuto operare una scelta nominando una città precisa. Un’osmosi di forma e sostanza.

Allo stesso tempo, la continua sperimentazione grafica e cartotecnica ha modificato anche il mio modo di lavorare sui vari numeri perché, dopo anni passati a studiare tutto da solo in forma quasi solipsistica, oggi ogni uscita è il frutto della collaborazione stretta con l’art director di ’tina, Sergio Tanara e di uno scambio continuo di idee, proposte, varianti, nelle quali persino i nostri ruoli si amalgamano (a volte sono io ad avere intuizioni grafiche, a volte è lui ad avere idee – geniali – per le scritte interne e in copertina). E di questo lavoro di coppia non posso che essere grato ed entusiasta

(Fun-fact: Destino vuole che sia stata sempre una fanzine a fare incontrare me e Sergio quasi quarant’anni fa. Lui allora era il cantante della band psichedelica Colour Moves, io il fondatore della rivistina fotocopiata di musica indipendente italiana “Anestesia totale”. Ci eravamo conosciuti in un negozio di dischi underground perché volevo fargli un’intervista. Se qualcuno ci avesse detto allora che quattro decenni più tardi avremmo continuato ancora a frequentarci e collaborare l’avremmo probabilmente preso per mitomane. Invece, la vita).

L’ultimo numero di ’tina, il 36, ha segnato un po’ una svolta, perché per la prima volta la rivista ha assunto l’aspetto di un libro vero e proprio, con tanto di copertina rigida e fascetta. Il numero più oneroso per i costi di stampa, ma anche quello di maggiore successo (500 copie andate esaurite, che per un volume senza alcuna distribuzione effettiva è tanta roba). È stata anche l’uscita più corposa in termini di pagine, ospitando ben dodici autori e alcuni dei testi più lunghi mai apparsi nella storia rivista.

Confesso che avere avuto tanto spazio a disposizione mi ha lasciato una certa acquolina in bocca (facile farsi viziare dalle comodità) e sentivo il desiderio di produrre un altro numero più sostanzioso pur sapendo che non avrei potuto proporre di nuovo un libro. Volevo attenermi scrupolosamente alla regola autoimposta di un cambiamento continuo, un diktat che rappresenta anche una sfida artistica e tecnica. E così, cercando una forma che mi concedesse più pagine del solito, sono giunto all’idea del quaderno. Mi ha subito messo allegria pensarci, perché è uno dei formati a cui tutti noi siamo più abituati e che ha radici che si estendono fino all’infanzia. Inoltre mi divertiva pensare che ’tina arrivasse a ribaltarne l’uso, perché i quaderni sono fatti per essere riempiti da chi li compra, non per arrivare già saturi di parole.

Anche stavolta, la forma ha condizionato alcune scelte, come quella di chiedere una foto agli autori (mai fatto prima!) e di giocare sulla definizione dei racconti, qui presentati come “temi in classe”.

A proposito di temi, se ne toccano di importanti in queste storie: la malattia mentale, l’indigenza, le relazioni sentimentali irrisolte, la precarietà e l’ossessione tutta contemporanea per la carne.

Come ormai sapete, gli autori e le autrici presenti sono per la maggior parte esordienti (e voglio ringraziare la scrittrice Nadia Terranova per avermi suggerito alcuni di questi nomi) e mostrano le loro abilità anche in testi fulminei, di meno di due pagine.

Adesso però non perdiamo altro tempo: è il momento di fare i compiti.

Andate subito a leggere tutti questi racconti, se non volete una nota sul registro.

 


In questo numero:

  • Andrea Zancanaro, Carne
  • Luisa Carpinelli, Un’àncora, ma anche un polipo
  • Gianfranco Martana, Novanta per cento
  • Giacomo Galli, Petro nacque nel 1855 da una mucca
  • Claudia Feleppa, Possedere un’isola
  • Dario Zumbeller, Off
  • Aurora Semeraro, Piero
  • Silvia Righi, Carne viva
  • Sara Marzana, A cena con Godot

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