NUMERO 0, MAGGIO ’96
Se c’è una cosa che ho imparato a riconoscere nel tempo è questa: che io attiro il lavoro degli altri come il miele. Non che me ne dispiaccia, al contrario. E’ che le persone che ho intorno evidentemente amano farmi leggere i loro racconti, mostrare le loro fotografie, illustrarmi i loro disegni. Lo sanno tutti che sono curioso. E così, quasi senza rendermene conto, nel corso del tempo ho accumulato decine di lavori di amici e conoscenti, ma anche di praticamente sconosciuti. Nelle scatolette di cartone colorato dell’Ikea che uso come mio archivio ho pagine e pagine di letteratura inedita, che a volte neanche i legittimi autori possiedono più. Un caso su tutti, l’intera produzione di Tommaso Labranca pre-trash, unica testimonianza organica e completa di opere di cui nemmeno lo stesso Tommaso conserva copia. E’ un peccato avere tanto materiale interessante e tenerlo lì sepolto. Da qui l’idea di farne una fanzine. Quella delle riviste autoprodotte è una passione che ho sempre avuto. Ancora oggi ricordo il momento in cui redigevo con Tito Faraci la fanzine di rock italiano “Anestesia Totale” come il momento più esaltante della mia esperienza universitaria, con i Litfiba che telefonavano a casa e organizzatori improvvisati che ci invitavano ai festival dell’underground da Bari a Bolzano. Il bello dell’autoproduzione è proprio questo entusiasmo, questa mancanza di intermediari, questo contatto diretto fra chi scrive, chi suona, chi organizza e chi legge, in un movimento circolare ininterrotto che si avvicina al cortocircuito, senza mai arrivarci veramente. L’autoproduzione è energia in circolo. Ma la vera scintilla che ha fatto scattare l’idea di questa rivistina è stata la lettura di FACTSHEET 5, una sorta di catalogo delle fanzines americane, dettagliatissimo e molto professionale. Leggere dell’esistenza di riviste dedicate all’eliofobia, alle ragazze detective, alle cospirazioni aliene, alla passione di ritrovare i portafogli smarriti e, soprattutto, le cosiddette “personal zines”, pubblicazioni dedicate a se stessi, con estratti di lettere degli amici, pagine del proprio diario e ragguagli sul proprio andamento scolastico, mi hanno fatto capire che la follia creativa della gente è veramente inarrestabile, e che bisogna prenderne esempio al volo. ‘tina vuole essere così un modo semplice e diretto per far circolare racconti e idee presso gli amici, ma anche un media alternativo per creare nuovi contatti. Naturalmente non ha una scadenza, né una forma definitiva. Questo numero è esclusivamente di letteratura, ma i successivi potrebbero contenere anche altro. L’importante, a questo punto, era dare il via.
Via!
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In questo numero:
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ALBERTO FORNI “Giocostazione”
TIZIANO SCARPA “Ambrogio”
GIUSEPPE CASA “Pino a Gennaio”
MATTEO B. BIANCHI “Finding my religion”
FABIO LUBRANO “La pianta delle fidanzate”
MARCO MANCASSOLA “Giovani scrittori in cerca di pace”
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BIOGRAFIE
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