FRANCESCO ZARDO, “I modi e i luoghi della conquista di Andreana Saint Amour di Chanaz”

FRANCESCO ZARDO

Non chiedetemi chi è Francesco Zardo perché proprio non ne ho idea. Tempo fa un amico romano mi aveva passato questo racconto perché ne considerassi l’eventuale inserimento in un numero di ‘tina. Io mi sono talmente entusiasmato dalla lettura che ho richiesto subito il testo su dischetto. Dopo varie traversie, una mattina ho trovato nella cassetta della posta un laconico floppy-disk, senza note, né indicazioni.
Misteri della letteratura underground. Il racconto comunque è davvero interessante, con questo linguaggio schizofrenico che passa dalle frasi auliche al trash più genuino, costellando il tutto da continui riferimenti ai fenomeni astrali. Un mix che ho trovato geniale, grazie anche all’ironia dirompente, a partire dalla prima riga.

I modi e i luoghi della conquista
di Andreana Saint Amour di Chanaz


La prima cosa che mi chiedetti, nel fare la conoscenza di Andreana Saint Amour di Chanaz, fu come lei potesse mai decidere di sposarsi, con chiunque, rinunziando così a tanto cognome.
Non sono il tipo che, incontrata una donna, pensa subito a sposarla o comunque al fatto che prima o poi l’uno dei due si sposerà, foss’anche separatamente. Fatto si è che una volta ogni migliaia di anni, quando passa per dire la cometa di Carrington, o anche le grandi civiltà raggiungono apici e crolli, può accadere fra l’altro qualcosa del genere.
L’ultima volta a me era successo per tale Alessia, circa un mese prima, hostess congressuale o qualcosa di altrettanto inutile, il cui accento burino, unito a una predilezione per le sabotbicolori, mi faceva sognare e cadere in estasi al solo pensiero. Con ciò non ne rammento il cognome né posso paragonare l’intensità dei miei sentimenti per lei (che avrò visto sì e no due volte in tutto, nulla paragonato a quanto pensai alle sue calzature) a ciò che sto provando in questo momento, alle cento speculazioni che animano le mie sinapsi di fine secolo. Dimenticatala poi d’un tratto, non appena il mio amico Alessio mi fece incontrare l’Andreana di cui prima, la quale in un tempo di estemporanei sforzi repressori avevo deliberatamente trascurato: forse intuendo in quello sguardo libero e moderno, nelle sue pose nobili, nell’osservare la misura dell’Andreana, la fine di ogni mia ambizione di approccio distaccato e apatico all’universo femminile, o comunque nei confronti di lei, cioè una e una sola donna di cui non fornirò altri particolari fisici per una gelosia che si rivolge anche al lettore, avido altrimenti di colori, taglie, descrizioni e misure in centimetri.
Dirò invece che fra le quattro virtù cardinali (prudenza, fortezza, giustizia e temperanza) e le tre virtù teologali (fede, speranza e carità) essa ne possiede almeno cinque, in più non mi ha mai accennato al suo interesse per oroscopi di sorta, non è sciocca, anzi!, di fronte a lei mi sento in minoranza assoluta e fingo tuttora di aver portato a termine letture e programmi culturali dei quali ho a malapena adocchiato la quarta di copertina (io sono uno che quanto a programmi culturali, si è adoperato con tutte le sue forze, nella recente settimana, per registrare la prima TV diCimitero Vivente II).
Tutto ciò sebbene, come vedremo, io abbia qualche asso nella manica.
Inoltre lei, di certo, anche se non gliel’ho chiesto, sa giocare a tennis, parla le lingue, e di massima mi cattura ogni giorno. Ma il particolare definitivo, devo proprio dirlo, ciò che mi convinse di aver fatto un incontro prezioso quanto il passaggio orbitale della cometa gassosa di Otter, fu un aperto accordo sul nome da dare alla prima figlia che mai a me o a lei – o a noi, mettiamola così – sarebbe nata: tale nome è Mirtilla né mai in alcuno ne rintracciai condiscendenze di sorta, se non nel pronto entusiasmo dimostratomi al riguardo dall’Andreana Saint Amour di Chanaz, e anche quest’ultimo non mi sembra nome da poco. In quel momento, cioè quando lei mi disse “anch’io”, rif. a quanto detto poc’anzi di Mirtilla, solo allora provai, nel volere A.St.Amour mia, quel senso di desiderio misto a disperazione che caratterizza le anime più intimamente romantiche. In quanto, fra l’altro, essendo io persona a suo modo economa, due Mirtille separate da me l’una e da lei l’altra, mi si prospettarono come bambine da considerare senz’altro una, che altrimenti avrebbero continuato a sentirsi a disagio, a mancarsi.
Tanto lei smosse dentro di me, da suggerirmi appunto di volerla, in disaccordo addirittura con tutte le ipotesi romantiche, delle quali ero vittima al tempo, e che prima o poi mi portavano a sputtanarmi e a soffrire peggio di un Ortis che in più debba anche registrare Cimitero Vivente II proprio il giorno in cui è invitato a un matrimonio, dunque leggere precipitosamente il libretto di istruzioni e “programmarne” la duplicazione in automatico, col patema che essa non avverrà, comunque, mai.
Se proprio devo essere sincero, inoltre, è stata l’Andre. a rimuovermi dalla mia accidia storica, peccato nel mio caso secondo solo a un sentimento di invidia continua e prepotente verso ogni circostanza e ogni situazione da cui traspaia anche un’inezia di serenità conquistata. Fu infatti A.St.Amour a illuminare con un suo sguardo i miei torvi schemi di vendetta e rivalsa, e a chiedermi, si badi, il numero, evento, quest’ultimo, di un’eleganza e di una rarità maggiore al millenario passaggio della celebre cometa di Fermi. Lo dico non per farne sfoggio, eh, ma per capire io stesso meglio cosa la spinse quel giorno, a volere un domani cercare me, protagonista fra i sette, di almeno cinque peccati capitali. Cosa che non avvenne, di regola, finché, spinti di nuovo a incontrarci vittime di un fato benevolo, prendemmo finalmente un appuntamento per il giorno successivo.
Ora Andreana è in cucina, impegnata mi sembra, e posso qui riportare alcune righe tratte dal suo diario privato inerenti a quei giorni:

27 Giugno, giovedi
Purtroppo non posso uscire con F., stasera, come eravamo d’accordo. La padrona me lo ha impedito, minacciando di morte il mio povero gattino Hans (che essa tiene in ostaggio), se non andrò anche oggi a lavorare fino a tardi. F., F., F.! Il solo ripeterne il nome, dentro di me, mi dà un senso di piacevole vertigine, ma allo stesso tempo di serenità e fiducia verso il futuro. Abbiamo appuntamento per domani, quando grazie al cielo potrò sfuggire ai severi controlli e a queste ingiunzioni che continuamente debbo subire. Presto sarò libera, lo sento, e potrò grazie a lui [c.vo mio], cominciare una nuova vita…

e via così. Questo il 27, per l’appunto. Ma leggiamo che cosa scrisse il giorno dopo (rapidamente, poiché fra poco lei tornerà qui e dovrò rimettere il diario nello scomparto segreto dello scrittoio, del quale ho forzato di nascosto la serratura):

28 Giugno, venerdi
Presto F. sarà mio, lo sento. Proprio stasera (scrivo queste righe passata la mezzanotte, alla pallida luce della silenziosa luna), nell’accomiatarci, la sua mano ha sfiorato la mia in una tenera carezza, e mi è sembrato che volesse baciarmi. Mi sarò sbagliata? Durante il concerto ogni tanto avvertivo il suo sguardo su di me, e in quei momenti sentivo il mio cuore battere forte, come impazzito; mi sembrava che tutta la sala girasse intorno a noi, e mi immaginavo tra le sue forti braccia…

Al nostro incontro successivo, approfittando di un momento di distrazione dell’A., ho aperto il suo diario leggendone questi stralci. Allora nulla mi impedì di invitarla da me per un chiarimento, anche su certi miei segreti che non ho mai confessato a nessuno.

Infatti, in seguito a un incidente radioattivo avvenuto quand’ero studente, io ho acquisito alcuni poteri straordinari; per esempio sono praticamente invulnerabile: i proiettili, su di me, rimbalzano senza lasciare segni o scalfitture. Inoltre, volendo, posso arrampicarmi lungo le pareti come un ragno, e ho messo a punto un sesto senso infallibile che mi mette prontamente al corrente di ogni minaccia o insidia. Posso balzare agilmente fra i grattacieli della metropoli e tener testa a molti uomini robusti, grazie alla mia super-forza.
Con ciò va detto che tutte queste facoltà mi sono state poco utili, fino a oggi, poiché infatti, per dirne una, nessuno mi ha mai sparato addosso né insidiato seriamente.
Le mie tante riflessioni sull’uso effettivo che avrei potuto o dovuto fare di tali doti si sono sempre arrestate contro un muro di indifferenza personale: per esempio un esito possibile sarebbe stato quello di adoperarmi al servigio dell’umanità, lottando contro il crimine o qcs. di simile. Ebbene, così non è stato. Né di contro ne ho mai approfittato per scopi di rivalse personali o vendette ecc. e questo costituisce forse un tratto dolce e mite del mio carattere che avrei pudore di approfondire in quanto unico positivo, temo, unito forse al più a una certa qual discrezione.
La discrezione è ciò che d’altra parte mi ha portato a tenere sempre nascosti tutti questi super poteri così rari.
Il problema era: tanto io desidero A. di Chanaz, al punto da volerla impressionare con i super poteri testé descritti?
Lo stato di confusione generato da questo autentico innamoramento mi stava portando a commettere una gaffe imperdonabile, credo: infatti quale donna potrebbe mai essere conquistata da una persona che si arrampica sui muri e può stare sospeso al soffitto irridendo ogni legge fisica, e senza che vi siano apparenti e materiali appigli? Mi sa che anzi, la cosa potrebbe risultare piuttosto grottesca, a ripensarci.
Fatto appello alla mia disciplina mi concentrai dunque quasi solo su di lei, poco prima che mi venisse a trovare.

Andreana non ha mai affermato un suo particolare trasporto per:
1. Il restauro – in questa città l’85% delle ragazzine sotto i venticinque anni mi confermano di studiare storia dell’arte per poi, successivamente o contemporaneamente, dedicarsi al restauro. Io, partendo sempre da questa mia amarezza invincibile, ho riflettuto e giudicato tale fenomeno, e ne avevo tratto alcune somme sulle nuove generazioni, ivi compreso me. Vale a dire che questo fatto del restauro, in molta parte, si sposa coll’ambizione dei decenni di una volta a essere e restare calciatori di mestiere per la vita, retribuirsi a suon di gol e assist. Poi, perché si vuole diventare restauratrici, e gli uomini chi sa che? Ciò che mi piace inoltre di lei, sempre ragionando per sottrazione, deriva da una mia idea che fra le altre cose la mia Andreana non tenga in gran conto il film:
2. La doppia vita di Veronica (1991) – in tutte le città di media grandezza questo film, con rispetto parlando del suo scomparso regista Kieslowski, costituisce a mio avviso un modello di prototipia deviante. E mi spiego meglio sul concetto proprio. Chi abbia visto film come Rambo (Ted Kotcheff, 1982), e si sia giustamente commosso al monologo di questo personaggio sulla mancata reintegrazione del reduce, o anche chi, dopo aver visto il film d’azione Trappola di Cristallo (John McTiernan, 1988), abbia deciso di orientare diversamente da prima le proprie decisioni – iscrivendosi, facciamo conto, in palestra, o semplicemente assumendo un atteggiamento istupidito e collerico – tutti costoro, successivamente, avranno dovuto misurarsi con aspre critiche a loro, e in particolare ai loro film del cuore (Rambo, ecc.), additati dalla stampa e dal bon ton come modelli di prototipia deviante: ovvero da questi film deriverebbero dei comportamenti ben determinati di violenza o cattiveria, universalmente esecrabili. Tutto ciò, in gran parte, a ragione, pure se io credo che il marcio si trovi essenzialmente in una cattiva interpretazione dei film di cui sopra. Quanto allaDoppia vita di V., al contrario, nessuno si è mai sognato di porre obiezioni del genere. Non è male, il film di K., e intendo che a una sua certa coerenza formale unisce delle musiche di gran presa, forse l’apice assoluto di quella che si definisce wallpaper music, concetto che qui non ho il tempo di tradurre né trasporre. Ma Veronica, di per sé, non è stato un modello frainteso e male imitato quanto il tenente John Rambo, che pure ha il pregio di mettersi a piangere perché, si badi, non trova un lavoro? Molti pensano che il comportamento delle due Veroniche non abbia riscontri in termini di violenza o danni materiali alle persone. Ma io mi chiedo quante ragazze e donne si siano sentite assolutamente inutili e insoddisfatte nell’assistere agli insensati comportamenti della pure fotogratissima Irène Jacob. E quante persone hanno ritenuto che il senso di purezza e bellezza ispirato dal personaggio fosse dovuto a certi gesti della ragazza assolutamente privi di continuità col resto del mondo e con le persone che la circondavano? L’imitazione di certi comportamenti (ivi compreso l’iscriversi a un coro pur essendo stonate, ecc.) non è forse viziata e tendenziosa?
Secondo me sì. Io ringraziai dentro di me Andreana Saint Amour di Chanaz per la sua eleganza nello sfuggire a tante insidie e trappole che ci vengono tese dalla società moderna, pur sapendo che questo era dovuto all’essere lei, di fondo, una donna virtuosa. Cioè, di per se stessa virtuosa, la di Chanaz non doveva compiere sforzi particolari per sfuggire a tanti clichè, o viceversa superarli.
Ma questo poteva impedire che io me ne innamorassi?, riflettei.
Ovvero: perché, incontrata una persona onestamente e definitivamente virtuosa, io stesso non potrei innamorarmene?
Con ciò mi sembra chiaro anche per quale motivo io non abbia deciso di dedicare i miei super poteri a beneficio della razza umana.
Ricordavo l’episodio di Superman in cui il kriptoniano, innamoratosi ricambiato di Lois Lane, rinunziava a invulnerabilità, supervista, ecc., accettando di conseguenza l’invecchiamento, il normale assopimento dei sensi, la morte e altre cose brutte. Il gesto diede luogo a proteste assolute dei lettori e manifestazioni di dissenso dell’intera umanità, e quindi l’uomo d’acciaio dové precipitosamente tornare sui propri passi (si veda anche il film Superman II, Richard Lester, 1980).
La grossa differenza sta nel fatto che quelli di Superman erano poteri acquisiti dalla nascita: di nobile schiatta extraterrestre sempre lui conobbe la retta via da tenere.
Per me tutto questo non c’era stato. Coltivate a mia volta ambizioni calcistiche fino all’età adulta, non ero nato super eroe, ma vi ero diventato, tra dubbi, paure, traumi e rinunzie. Per dire, ascoltavo la musica dei Duran Duran, verso i miei quindici anni, e oggi mi sembra di poter dire “Sono un uomo”, grazie anche a loro, e a canzoni come Rio, o The Union of the Snake, le quali, non c’è che dire, fanno parte della mia crescita. Cose da pazzi.
Sedotto dall’appartenenza di tale musica al decennio 1980-90, telefonai all’Andreana per invitarla qui da me. Non c’era nessuno. Attendevo la sua saggia voce, anche solo su nastro, come se non mi fosse bastato leggere quelle poche righe di ammirazione per me sul suo diario segreto per decidermi. Invece non bisogna esitare, alle volte.
Bisogna ogni tanto avere cieca fiducia negli incontri.
E’ sulla scorta di quest’ultima riflessione che decisi di rinunziare anche io, se possibile, ai miei poteri straordinari, e qualche giorno dopo dichiarare apertamente i miei sentimenti a lei.
Invitata Sct.Amour qui nel mio studiolo, per prima cosa avevo messo da parte tutte le foto di Kate Moss che tengo sparse in giro, sostituendole con trattati di filosofia morale, poesia greca non tradotta, alcune dispense sulla teoria fisica dell’atomo lento (il brachione). Questi sono gesti obbligatori se pure ipocriti, quando si abbia rispetto per una donna, e ancor oggi attribuisco a lei una parte cruciale nella mia redenzione.
Il menu da me prescelto era il seguente:

- Antipasto di ostriche del mar Nero;
– Ravioli saltati di radicchio argentino alla Evita Peron;
– Carpaccio di struzzo allevato belga;
– Uova sode di quaglia in salsa verde olandese;
– Contorni freschi di stagione opposta;
– Crème brulée su pietra ollare grezza di Helsinki;
– Frutta esotica, innesti.


I vini:

– per iniziare un Puligny Montrachet millesimato del ’78 (contrariamente a quanto non si ritenga, non tutte le annate pari sono disgraziate per questo tipo di vini, quando invece il ’78 è stato un anno prodigioso per le uve bianche francesi, compresi gli Champagne), seguito da uno

Chambole Musigny del ’67 (per un vino corposo ma allo stesso tempo desueto, dato il suo brio, a certi palati, avevo preferito un’annata importante).

In particolare quest’ultimo non avrebbe dovuto lasciare indifferente una donna di tanto cognome.
Io, l’idiota, stavo addirittura facendo i conti su quanti mesi di lavoro mi sarebbe costata una cena del genere nel momento in cui miracolosamente Andreana giunse improvvisa, quasi a interrompere tale flusso di miei pensieri fasulli, quasi ne fosse, pure non potendoli conoscere, stufa.
“Non volevo aspettare tanto,” disse lei parlando da dietro la porta, ed era stizza quella nella sua voce?
Dovetti aprirle, nonostante in giro ci fossero ancora riviste e foto di Kate Moss e altre indossatrici. Fuori c’era proprio lei, Andre., splendente e rara come il passaggio diurno della cometa aperiodica di Brahe.

A tutt’oggi qualunque lieto fine mi preoccupa. Non sono infatti guarito completamente da un certo pessimismo e, se è possibile, prediligo fiction straziante, finali separatori, ecc., quasi a rimuovere da me certe idee, una certa asprezza che in fondo non morirà mai, nonostante quanto è successo quel giorno. Circa i miei super poteri, be’, anche questo ha dell’incredibile, essi sono scomparsi, o comunque si sono ridotti in misura notevole.
Accogliendo da me Andreana Saint Amour di Chanaz sentii dapprima una vertigine, poi qualcosa di caldo che si raccoglieva e usciva da dentro di me lasciandomi un po’ scosso, ma invero piuttosto sereno. Lei non solo non mi chiese “C’è qualcosa che non va?” come sapesse che non era così. Ma anzi, in una rinnovata epifania (o era un suo atto di volontà?), fece in modo di restare, restare vicino.
Più avanti avremmo scherzato sul fatto che sarebbe stato difficile arrabbiarsi con una figlia chiamata Mirtilla. Chi mai, a Mirtilla, avrebbe potuto fare un serio rimprovero?
“Non ci sarà bisogno di rimproverarla,” mi disse Andreana. “Non ci sarà bisogno di rimproverare Mirtilla.”

Andreana Saint Amour di Chanaz decidette dunque di restare, dopo quella sera, come avviene all’occorrenza dell’unico passaggio sulle nostre piccole esistenze altrimenti inutili, della Stella Cometa di Saint Amour di Chanaz.
Ora io non so se essa sia effettivamente minacciata da una padrona, e nulla del suo gatto Hans. So che lei si trova in cucina, e sta canticchiando distrattamente: una canzone che non riesco del tutto a capire, forse triste. So che, essenzialmente, è lei a farmi bene. Per dirne una, se Andreana St.Amour si allontanasse (se facesse, mettiamo, un viaggio di un mese) pian piano riacquisterei le facoltà prodigiose di cui oggi faccio tanto volentieri a meno. Mi domando se potrò mai ricambiare, p.es. recuperando in qualche modo questo suo famoso gattino: è ancora difficile per me, riuscire a esentarmi dal progetto di imprese eroiche.
Ma insomma, adesso vorrei ascoltarne la voce, aspettarla.