OMAGGIO A SEVERINI

ANDREA ROSSETTI

Caro G.

“Ossigenarsi a Taranto
è stato il primo errore...”

Alberto Arbasino.

Caro G., sono iniziate finalmente le giornate della moda ed andare per locali non è più soltanto un ritrovare i vecchi amici, gli amorazzi, i pretendenti e i rifiutati.. Ma fortunatamente è anche lustrarsi gli occhi e spalancarli e trasalire e scoprire, con il cuore colmo di gratitudine, che esistono davvero in carne ed ossa i fantastici ragazzi ammirati per tutto l’inverno su l’Uomo Vogue o Gap.. Sarà che son cresciuto sui giornali di moda che circolavano per casa in abbondanza, con il papy che ambiva a ricoprire il ruolo del Caraceni della Brianza, sarà che fino a trent’anni mi consideravo troppo di buona famiglia per acquistare i giornalacci e sublimavo, sublimavo, (dio come sublimavo!) sulle pagine patinate delle pubblicità degli stilisti e sui ghiottissimi special sull’intimo, campo in cui da subito mi specializzai... Sarà quel che sarà, comunque, oltre ad aver conosciuto Jeff Striker quando orami era al remainders, il mio desiderio è germogliato su quelle riviste e da lì, come ben sai, non si é più mosso...
Eran due mesi che giravo con quella pagina di Amica nel portafoglio e che la sera me la guardavo e riguardavo prima di addormentarmi.. i sogni che non ho fatto! le notti in cui non ho chiuso occhio! L’altra sera poi sceso in città con una mise interamente Romeo Gigli (che dà sempre un’aria un po’ ricercata e vagamente dandy) e la nuova coupé appena ritirata dal concessionario, entro in questo nuovo localino e chi ti vedo abbarbicato sul bancone in una posa tutta Bruce Weber anni novanta inarcato tra il piano e lo sgabello... uno sguardo da maudit un po’ alticcio, un t-shirt delabré, dei pantaloncini di spugna e un bandana al polso messo a mo’ di braccialetto? Gilberto mio insomma! Ma era lui, lui Luu-iiii.. E mentre gli altri, -ed io compreso- si sembrava scappati da una sfilata, lui, LUI, (l’unico che potesse permettersi di sfilare!) sembrava in una sosta del footing... naturaliter! en plein air anche lì dentro con tutta quella gente che fumava e gli aspiratori fuori uso... ritagliato per sbaglio da una pagina di ‘Più Sani e più belli dossier’: un servizio sul come tenersi in forma... E in che Forma...
Naturalmente mi sono avvicinato, (che cosa avrei dovuto fare una volta assodato che non stavo sognando e che se anche sognavo di non sognare, valeva la pena di sognarlo un sogno così...) e mi sono buttato in un saggio del mio english sudato nei mesi invernali quando le serate erano esclusivamente brianzole e come ti ho raccontato, bruciavano gli amori allo Shanker di Cantù, (ti ricordi di Brian, lettera del venticinque dicembre scorso?).. Qualche frasettina ben assestata, una delle prime imparate, una delle più usate che ormai gorgheggio perfettamente e questo, mezzo trasecolato, Gilberto mio, mi guarda, con degli occhi da gatto!.. (da gatto cui la padrona raffreddata abbia confuso il suo latte & whisky con aspirina con il latte liofilizzato per il mii-icio e continua così a sternutire mentre il micio poverino non riesce nemmeno a stare in piedi ubriaco com’è..) E si produce in sporadici monosillabi, qualche Yes sensualissimo e poi anche uno Ya.. costellati da interminabili e galeottissimi sorrisi... (un fuoco d’artificio dietro l’altro con la banda d’Affori che suona la Vie en rose con Pavarotti alla grancassa..) Uhao mi dico, ci dev’essere anche la radice germanica in quel cocktail di geni che l’ha prodotto.. e pensavo già di dovermi iscrivere al Goethe Institute, quando non appena riesco a fargli dire qualcosa che si distenda dai monosillabi appena sussurrati, Gilberto mio cosa scopro, ma che è italiano, italianissimo.. del tacco come direbbe la nonna e cioé di S. Maria di Leuca! Che sospiro ho tirato, rivedevo già le serate allo Shanker, le nottate tormentato dalle cassettine dallo English for you infilate nel walkmann e lasciate accese con l’autorevers a turbarmi il sonno (ricordi la lettera di Marzo sui sogni erotici del future in the past?) E invece finalmente in italiano gli chiedo se posso offrirgli qualcosa da bere.. e come va e se viene spesso qui e come mai che non l’ho mai visto!? così sorseggiando, lui gin fizz ed io la mia solita orzata e soda, ci tuffiamo in una chiacchiera piacevolissima tutta colore locale e sfondi da operetta su come è bello il mare e i pescatori amici suoi che gli scrivono ed ogni tanto lo vengono a trovare -adesso che abita nella metropoli- di ritorno dal viaggio di nozze o in licenza ordinaria al militare.. con qualche incursione verista, una Cavalleria rusticana scenografata da Zeffirelli con Valentino come trovarobe e delle sciarpe tutte di Missoni e infilate un po’ ovunque.. montata in parallelo a uno sceneggiato sui Malavoglia con Amedeo Nazzari o forse il giovane Delon vestiti rigorosamente Emporio Armani. Così ad un certo punto non so resistere alla tentazione di estrarre dal portafogli la pagina di Amica piegata in quattro e fargliela, Gilberto mio, autografare.. Non l’avessi mai fatto!! è stato come toccargli il tallone d’Achille collegato direttamente alla landa più desolata del suo cuore di ragazzotto del paesello venuto nella metropoli a far fortuna!! Quasi quasi si mette a piangere quando gli porgo il tratto-pen per apporre le sue cifre sotto il torace in bianco e nero.. quasi quasi mi bacia quando insisto mentre lui si ritrae e fa no-no e poi anche “credevo non l’avesse vista nessuno questa pubblicità”.. ed io gli racconto del giorno in cui sfogliando Amica dal parrucchiere della Maman, calpesto tutta la mia buona educazione e la mia riservatezza eeeeee.. strappo la pagina!.. (te la ricordi la lettera di aprile in cui ti racconto delle scenate fattemi dalla Maman tra l’altro irritata per la tinta ch’era venuta troppo scura? In realtà il mio primo outing, con la Mum che mi dice “ma non sarai mica un poco strano.. possibile che ti piacciano solo le pubblicità maschili” ed io taccio, taccio, taccio e inserisco la marcia della decapotabile decapotata e tocco i cento venti, i cento trenta con la Mum che con una mano si tiene attaccata al sedile e con l’altra tiene il foulard che altrimenti le scappa...)
Be’ insomma, morale, ci prediamo un altro drink. Latte e menta per me e per lui che invece non vuole mischiare, ancora Gin fizz. E tu tu, mi chiede ad un certo punto, raccontami qualcosa di te, dimmi cosa fai, da dove vieni.. ed è già completamente ubriaco tanto che strascica le parole e continua a mettermi una mano s’una spalla e mi tocca un ginocchio e mi sorride, dio come mi sorride caro G. Be’ che fare.. mi sono un po’ sbottonato e dopo l’infanzia brianzola, i viaggi negli States, Londra nel ottantuno, Parigi, Bruxelles, Tokio per lo stage da Yamamoto, gli butto lì dell’impresa di famiglia partita dalla piccola sartoria del papy ed ora partecipe di Milano collezioni.. con decine di miliardi di fatturato!!.. Bruce Willis ingaggiato per l’ultima campagna pubblicitaria, la Signora Dini che visita lo show room l’altro ieri e Lady D. che acquista una cintura nella boutique di Sesto S. Giovanni, si dice per il matrimonio del suo ex marito, il Principe di Galles, con Sarah Ferguson (no, no, non mi confondo, è questo lo scoop!).. ed Arbasino che ci manda un bigliettino scritto di suo pugno per farci sapere di avere inserito la nostre griffe nella nuova riscrittura di Fratelli D’Italia da pubblicarsi presumibilmente nel 2010 (Antonio usa solo jubbis comprati da noi!!)
“Sfilate anche con l’uomo?” chiede tra le righe mentre gli racconto tutte queste cose.. Ma of course é la mia risposta. Scocca così anche l’ultimo dardo in mio favore e lui mi abbraccia e mi bacia e mi si butta addosso.. e lascia che le mie mani vadano un po’ dove vogliono.. (la mia educazione lo sai è la mia peggior nemica sicché, non vanno poi dove vorrebbero...) “Ora” dice ad un certo punto “siamo proprio amici” ed io pur non capendo il motivo di tanto entusiasmo accetto però di buon grado le sue effusioni e mi effondo pure io ancor di più, in nuove carezze sulla schiena, in teneri bacetti sul collo, in occhiate che vanno giù, sempre più giù..(laddove vorrebbero andar le mani..) tanto che ad un certo punto dato che siamo tutti e due sudati gli propongo una gita in auto per mostrargli i luoghi più selvaggi della nost milan...

Sfrecciamo tra le nuvole sparse, Gilberto mio, tra le tamerici salmastre ed arse, tra i pini scagliosi ed irti, tra i mirti divini, tra le ginestre fulgenti, di fiori accolti, tra i ginepri folti di coccole aulenti.. (a rotazione almeno due o tre volte) tanto che ad un certo punto Piove..... piove... P-io-veeh! dio come piove! brr..

Divide poveretto uno stanzino con angolo cottura con due o tre amici, eppoi il giorno dopo, gli ho promesso, gli presento la Maman.. per il prossimo inverno siamo ancora scoperti per quanto riguarda la campagna uomo.. sì sì, forse sarà Bruce Weber il fotografo o anche Helmut Newton o il nostro Barbieri o van Gloden se non è già morto.. Nessun disturbo, nessun disturbo figurati.. star lì a spiegarti la strada, cambiare mille mezzi per uno che non è pratico.. Vieni vieni, vieni a dormire da me!!
Così la mattina seguente conto di presentarlo alla Mum. Lo sai è lei che decide tutto nell’azienda e occupata com’é in questo periodo spero davvero che mi dia il via libera una volta tanto, che mi dica senza pensarci troppo ‘pensaci tu’.. La prendo la mattina quando è meno di cattivo umore e scendo dalla camera, seguito da questo Jessie alias Calogero (alla fine ha voluto dormire nella camera degli ospiti dato che c’eran così tante stanze mannaggia!) con indosso una delle t-shirt della ultima collezione (da me scelta appositamente di qualche taglia in meno e dunque attillatissima!). La troviamo al tavolo di vimini nel bovindo che da sulla piscina, ancora in costume da bagno, (lycra bluette con al centro un’enorme papavero viola tempestato di pailletes) sola. Strano penso, Alain il suo boy scende sempre con lei per colazione anche mezzo nudo, anche con un asciugamano attorno ai fianchi -e detto per inciso, caro G. cosa non é..- ma testardo fingo di non notare la stranezza.. la Mum ci guarda in modo strano, sotto gli occhialoni da sole arancio, mentre ci avviciniamo mano nella mano, (io indosso un pied de poule chiarissimo con dei riflessi mauve sui mocassini rossi di Prada mio unico tradimento alla politica aziendale che in ufficio ci vuole tutti con indosso la griffes.. ah, nel taschino, non ancora indossati, gli stessi occhiali da sole della Mum, solo un pochino più discreti e cioé bordeaux) ma ugualmente insisto nella mia impresa che mi sembra in quel momento improcrastinabile.. Mi chino su di lei, per il bacio del mattino e quasi quasi sento la scossa, le dico “sei bellissima” come ogni mattina e colgo un brivido che sembra una scossa di terremoto.. sarà il leggero venticello che spira dalla finestra sulle goccioline d’acqua che le imperlano la schiena, penso, sarà l’eccitazione di vedermi così bello secondo di cotanto seguito? comunque, con l’ottusa decisione di un kamikaze continuo “ti presento Jessie” e qui vedo uno sguardo orripilato e una smorfia di disgusto sulle labbra invariabilmente cosparse di Chanel tres rouge 7.6 (water resistant!).. La Mum non dice nulla, non fa una piega e mentre Jessie/Calogero si avvicina e le porge educato la mano addenta feroce l’ultimo pezzo di croissant. Ancora faccio finta di niente. Ogni tanto quando ha i suoi cinque o dieci minuti la Mum sa essere davvero scortese, ma l’hanno scritto anche su un recente numero di Vogue che dietro la donna d’affari, sotto la scorza del manager si nasconde un cuore di donna.. una cucciolotta, insomma come la chiama Alain quando sono in buona. Scosto una sedia e cavallerescamente vi faccio accomodare Jessie.. “Maman” esordisco, “ho trovato il modello per la pubblicità del prossimo inverno...” la mia frase cade nel vuoto, crea solo un fremito delle labbra, imperscrutabile a chi non ne conosca la semiologia.. ma cocciuto perseguo.. “te lo ricordi quel giorno che venni a prenderti dal coiffeur??” mi guarda, inespressiva mentre si porta alle labbra la tazza del te alzando virtuosamente le sopracciglia. (altro che la Savignano nell’Uccello di fuoco con coreografia di Alvin Ailey!) “ma sì quel giorno che ti sbagliarono la tinta...” Caro G., non l’avessi mai detto, la Maman si alza, con ancora la tazza del te in mano e la sca-a-glia per te-e-r-r-ra. Un gesto ampio; furibondo, ‘tremendo’ come direbbe Rilke nella traduzione di Leone Traverso. Una tazza Luigi XVI comprata da Sotherby nell’ottantadue quando i prezzi erano pompatissimi ridotta a un mucchiettino di cocci! Ti rendi conto. Ed io che a quell’asta insistevo per comprare il Fra’ Galgario certamente meno rischioso. Lo so, lo so, non avrei dovuto ricordarle quella storia, ma quasi mai quando parlo penso a cosa devo dire o quali reazioni potrebbero scaturire le mie frasi... Lo sai anche tu. Fattostà che dopo essersi alzata e aver scagliato per terra la tazzina e averci lanciato un’occhiata che sembrava significare “se non fate silenzio vi faccio far la stessa fine!” la Maman si gira sui tacchi e se ne va inseguita dalla filippina che le porge l’asciugamano. (Gocciolava tutto l’atrio appena lustrato!)
“non te la prendere” dico a Calogero “fa sempre così...” e ci buttiamo voraci sui Rice Crispies (fatti venire da una drogheria di Charing cross), sui croissant alla crema (del fornaio di Seregno), sui bon bon alla mela (del pasticcere di Arcore), sulle crostatine al lampone (Mulino Bianco ma fornite dal signor Barilla freschissime), sugli yogurt alla cacao (non ricordo), sulle flan al mirtillo (caro G non ricordo neanche questo, comunque buonissime)... E vedessi che appetito, ma d’altra parte, alimentare tutto quel corpo....

Dopo gli insuccessi mattutini non mollo l’impresa e me lo porto in ufficio, ci sarà pur un attimo nella pausa del te o in corridoio per proporlo alla Maman, ma c’è una tale confusione allo show room quel giorno: le prove dei tessuti, la scelta degli accessori, il casting delle modelle, rappresentati che saltano fuori da tutte le parti con richieste di concessioni, con proposte di seconde linee, che non mi capita nemmeno di vederla passare o di sentirla urlare o di beccarmi uno dei cazziatoni.. comme d’abitude... Intanto però Calogero scalpita. Ha degli appuntamenti di lavoro quel pomeriggio, il provino per uno spot pubblicitario, un contatto per la sfilata di Dolce e Gabbana.. Gli sa che gli sto solo facendo perder tempo.. E io lì ad imprecare: “ma no, ma no, ma cosa stai dicendo.. Tesoro se fai il nostro testimonial vogliamo l’esclusiva!” E già tremo all’idea che lui possa mettersi in mutande di fronte a un concorrente.. e lo vedo sul panfilo di Valentino che costeggia la spiaggia di Cattolica con indosso una polo e magari tra le braccia Oliver.. così sempre con un occhio alla porta dell’ufficio della Maman mi risolvo e con una decisione mai avuta faccio il numero dell’interno dello studio fotografico e do ordine, Gilberto mio, di preparare, perché sto scendendo, con ‘l’uomo immagine della prossima stagione’ per dei provini o qualcosa lo troveremo pur da fare.. (speriamo solo che la Mum non se ne accorga che prendo queste iniziative!)
Quando arriviamo (e in ascensore eravamo cosi schiacciati in un angolino da un centinaio di giapponesi qui per acquistare i fondi di magazzino da noi spacciati per la nuova collezione in anteprima.. che non ho saputo resistere dal dargli una palpatina.. mah penso, chissà dove ho toccato, visibilmente deluso) giù è tutto pronto: il fondale candido, che sembra appena pitturato, le lampade tutte accese che fan un caldo che sembra d’esser alle Maldive, un paio di finte palme di un servizio di qualche mese fa ed ananas da tutte parti, in taffetà, in lycra, in plastica.. un’ambientazione molto Wanda Osiris in una cover di Carmen Miranda con la regia di Luca Ronconi! Gli indico il camerino e gli dico di spogliarsi che vado a cercargli i boxer da indossare.. e sogno già il momento in cui farò ritorno alla stanzina con in mano lo splendido accessorio.. aprire improvvisamente la porta, incontrare il suo sguardo sotto le sopracciglia corvine impinnacolato all’apice di quel torace.. l’ampia curva delle spalle sopra i fianchi stretti, le cosce ancora mezze infilate nei jeans..... Sapessi come mi batteva il cuore caro G. mentre divagavo per lo studio tra gli ananas, le palme e le noci cocco e il avocados finti, alla ricerca di uno straccio di mutanda che mi desse l’occasione di vederlo finalmente senza jeans.. un agguato alle coronarie! alla buon anima del papy.... Finalmente ecco uno slippino di Calvin Klein dimenticato da qualche fotomodello.. (lo sapesse la Mum che lasciano in giro certe cose, dopo che l’americanaccio le ha soffiato a suon di miliardi la boutique in via Durini..) e via saltellando verso il camerino.. un’agitazione, ancora.. apro la porta come ho tante volte sognato di fare (e non solo in senso figurato Gilberto mio, te la ricordi la mia lettera del 22 ottobre, il sogno nel camerino delle sorelle Fontana che avevano affidato la campagna a Raz Degan?) e cosa ti vedo? Ma è lì schiacciato in angolo con tutti gli indumenti ancora addosso! Ah dovevi sentirmi, neanche la Mum quando è in maretta col suo boy è capace di tali sfuriate.. “Su su, veloce”, mi sono messo ad urlare, “cosa credi che lo studio sia tutto il giorno per te..” e poi con un’aria da macho e la voce impostata, baritonale: “veloce, qui si produce, qui si produce..” (la samba preferita dalla Mumy che rintrona almeno una volta ogni dieci minuti nello show room, naturalmente intonato da lei.. certo con tutt’altra verve..) A quel punto però, dopo aver fatto il duro, mica potevo rimanere lì a dargli una mano, che so, a piegargli i jeans o a sfilargli la magliettina.. così mangiandomi le mani ho dovuto fare dietro front e darmi un tono parlando con i fotografi.. Sfondo grigio, toni acidi del bianco e nero, obiettivi da utilizzare, effetti da ottenere.. dovevi sentirmi com’ero professional, ormai definitivamente calato nella parte della Mum con quel vocione. Mi avesse visto, non solo mi avrebbe permesso di far qualcosa in ufficio, ma sarebbe addirittura partita per le Hawaii a cercare di salvare il salvabile con Alain nonostante le sfilate siano alle porte e i compratori ci assaltino da tutte le parti.
Ti dirò, non era poi gran che in mutande.. quanta è falsa la fotografia, un’ombra di qua, un’ombra di là e si possono creare delle illusioni grandi come montagne.. ( e non è una metafora caro G.!) I mesi che ho portato nel portafoglio quella pagina di Amica per poi trovarmi di fronte a quegli slip che sembravano una tela di Fontana (nessuna delle sorelle, ma Lucio) e quasi quasi facevano le pince..(un Yves Saint Laurent anni settanta quando andavano i mingherlini ed anche i costumi si poteva farli unisex..) Ma insomma dov’è finito il mito dell’uomo del sud? Ah le nuove generazioni! Chi li farebbe più films come “La terra trema” o “Storia di una capinera?” come degli smidollati del genere? Ma stiamocene nella nostra bella Brianza, Gilberto mio, che se non altro con i matrimoni misti ci serba qualche piacevole sorpresa....

Dopo un paio di set deluso e incazzatissimo l’ho liquidato dicendogli che gli avremmo fatto sapere, la Mum nel frattempo arrivava urlando verso di noi: mi ero completamente dimenticato che dovevo portarla dalla manicure.. Vedessi che nervi, camminava favolosa in un tailleur giallo limone tutto plissettato (con una sciarpina di lameè che svolazzava di qua e di là), seguita da un codazzo di segretari e di clienti, ululando insulti a chiunque le rivolgesse la parola.. spandendo nell’aria una scia palpabilissima di Eau d’Issey. Quando è così non conviene star tanto a questionare, né protestare, né rimandare, o chiamare la macchina aziendale, sicché abbandonato Calogero tra le lampade ad ombrello e i truccatori, sono corso alla chetichella a prendere l’auto dicendo al poverino “ci sentiamo, ci sentiamo, ci sentiamo al più presto...” Dimmi tu cos’altro avrei dovuto fare......


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