NUMERO 10
MAGGIO  00
 

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VALENTINA MARAN

Ci sono circostanze che sorprendono anche noi redattori di rivistine di narrativa. Io che passo serate a leggere i racconti di sconosciuti lontani non avevo la minima idea che una collega di lavoro, a una rampa di scale dala mia scrivania, avesse vinto niente meno che il Premio Chiara della narrativa per scrittori giovani. Mi ci voluto il clamore pubblico per scoprire i racconti di Valentina, il suo stile minimalista e fortemente comico, le sue frasi corte e continuamente spezzate. Fra le varie cose che mi ha fatto leggere, non ho potuto trattenermi dal chiederle il permesso di pubblicare su 'tina proprio il racconto per cui è stata premiata. Quindi, signore e signori, the winner is...

Diritto alla meta

Gli sono bastati quei dieci minuti in terrazzo, giusto il tempo di legare un gelsomino per diventare nero da farmi invidia.
Ha il pollice verde.
Non me lo vedo annaffiare le piante e coccolare il rosmarino, lui e quelle sue spalle da atleta.
Sprecato.

Siamo usciti con la scusa del pranzo.
Lui mi dice: "Abito qui vicino"
"Ma dai"
"Vuoi salire un attimo?"
Appioppo un 6 di tutta sufficienza all'idea.
Invece sono una miracolata. Una dea. Questa non è Milano.
E' Lourdes.
E io ho mollato le stampelle e cammino da sola.

Casa sua è come me l'aspettavo.
Piena.
Do' un'occhiata volante.
Indifferente.
Meno male ha tolto le foto della sua DA POCO EX.
Meno male ha tolto lei dalle palle, me dall'imbarazzo di schivare foto e cornici, lui dall'obbligo di cambiare discorso.

"Accomodati"

Mi spoglia con gli occhi.
Preferirei lo facesse con le mani.
E' vero.
Questi dieci centimetri di tacco me li sono infilati per lui.
Perché gli si conficchino nello sterno giusto ad un'unghia dal cuore.
Così fa più male.

"Ti posso offrire qualcosa?"

Un'ora di oblìo e perdizione, una scopata, un sogno, una cavalcata di sensazioni, la panna montata, quello che vuoi. Quello che ti pare, prima di subito. Ora.

"Un caffè, grazie"

Sì, grazie. Grazie a Dio ho il cervello a tenuta stagna.
Se tutto quello che ho in mente mi drenasse sulla lingua farei la puttana invece della pubblicitaria.

"Ok. Ci vuole un attimo" mi dice.

Sbircio il celebre terrazzo e immagino come ci si debba sentire nudi, alla faccia dai vicini di casa dell'ultimo piano che ti stanno a guardare.

E' intento a preparare.
Striscio verso un angolo a far finta di interessarmi ad altro per non finire a fissargli la schiena e tutto il bello che viene 180 gradi dopo.

Gira su se stesso e arriva con le tazzine fumanti.

Cristo santo.
Sembra tutto fatto su misura.

"Zucchero?"

Per fortuna ci pensa lui visto che a me tremano troppo le mani.

Oggi sta da dio. Sta sempre da dio.
Forse dovrei dirglielo che sta bene in camicia.
Sono fantastici quei bottoni da prendere e sfilare, da elencare dall'incipit al prologo dei calzoni.

Uno a uno in discesa.

Sono grata che non si sia messo una T-shirt.

..."e poi un cioccolatino è il massimo accoppiato al caffè"...

Lo so io cos'è il massimo.
Lo so io che potrei scoppiare e slacciarti.
E guarda che non me lo dimentico che hai avuto una Mini Minor. Tesoro, sei tutto un programma.

Mi piace parlare con te.
Mi piacerebbe succhiare un angolo del cioccolatino che mi hai dato e poi passartelo sulle labbra.
Guardare mentre diventi serio.
Guardare dove appoggi le mani.

Scarto il cioccolatino come se stessi spogliando me stessa, come se non fosse cacao ma la mia stessa pelle.
Ho pochi secondi per portartelo alle labbra perché sono così calda che mi si squaglierà in mano, tra le nocche, e non sarebbe bello mettertelo così molle sulla lingua.

Lo guardo.
Che ne so di quello che stiamo parlando? Me lo sono già perso da un pezzo.
Sono tutta concentrata su questo messaggio di sesso posta celere che gli sto per infilare in bocca.
Ho finito di denudare il cioccolato e lo allungo alle labbra che non vedo l'ora di sentirmi addosso.
Mi guarda.
Mi sorride.

Se fa così mi stronca.

E io già pregusto tutto il caldo che mi sale da sotto.
Sono ad un passo, ad un centimetro dal confine.
E' un cioccolatino ripieno salato di me.
Ho il braccio, un tentacolo fiondato verso il suo viso con tutta una promessa che si trattiene a stento, pronta a liquefarsi.
Non devi neanche dire sì.
Avanti, prendilo.

"io sono a dieta, grazie. Mangialo tu per me. Guarda come sei magra, dovresti mettere su qualche chiletto"

Merda!
Dì, che cosa cavolo ti è passato per la testa?
Chi è? Chi è quella puttana? Chi? Chi è stata? La Lambertucci? La dottoressa Tirone? O quella stronza su rete quattro con un culo che fa provincia?
Chi è stata che la rovino a insulti?
Che le stronco la carriera a forza di Woodooo?
Convince gli altri a dimagrire poi sono io che vado in bianco.

A dieta?

Non replico.
Ok.
Io sono magra. E in bianco pure.

A dieta.

Me lo mangio io quel cioccolatino.
E spero che mi venga un bel brufolo, un bubbone così in mezzo al naso almeno non avrai più voglia di guardarmi.
Sorrido mentre mi si raggrinzisce la pelle dello stomaco e pure qualcos'altro.
Non hai idea di che boccone amaro sia.
Stermino il caffè.
Appallottolo la cartina.

"E' tardi" dico " è meglio che andiamo. Comunque hai una casa bellissima "
Si, ma non mostrarmela perché tanto ho solo la forza di trascinarmi in ufficio.
Non trafiggermi facendomele solo vedere le lenzuola colorate del tuo letto.
Per favore.
Non farmi altro visto che hai deciso di non farmi niente fino adesso.

Usciamo in fretta.
Ho lo stomaco annodato .
Rinuncio ad all'Alca Seltzer perché oggi rischia di andarmi di traverso anche quello.