Non vi sono bastate otto puntate di podcast di consigli letterari. Da settimane vengo pressato, sui social e privatamente, perché fornisca dei consigli da lettura anche in formato estivo. Dunque ho dovuto cedere. Eccoli, ingordi!
SALLY ROONEY – PERSONE NORMALI (Einaudi)
Il suo romanzo di debutto, che era piaciuto a chiunque, mi aveva lasciato un po’ freddo. Poi a dicembre ho letto un suo racconto fenomenale su Internazionale e mi sono approcciato al secondo con grandi aspettative: tutte confermate. “Persone normali” è la storia di un ragazzo e una ragazza i cui rapporti prendono forme diverse nel tempo (amanti, amici, confidenti, complici…), dal liceo all’età adulta. Il tutto raccontato con pause di tre mesi fra un episodio e un altro. Difficile trovare oggi qualcuno che racconti la complessità e la fragilità dei sentimenti contemporanei con tanta acutezza e disinvoltura. Forse il mio libro preferito dell’anno (so far).
ALAN HOLLINGHURST – IL CASO SPARSHOLT (Guanda)
Hollinghurst per me è un gusto maturo, come certe verdure che da ragazzino detestavi e adesso mangi con assoluto piacere. Da giovane non sopportavo la sua prosa ricca ed elegante al punto da sfiorare il barocco, così come mi infastidiva l’ambientazione elitaria dell’alta borghesia omosessuale che tratteggiava nei suoi romanzi, in volumi mai inferiori alle 400 pagine. Oggi adoro tutto.
“Il caso Sparsholt” è diviso in cinque lunghi capitoli, ambientati in epoche diverse, a partire dagli anni ’40 nel college di Oxford sino alla Londra dei giorni nostri. Lo Sparsholt del titolo è David, un aitante diciottenne, in procinto di sposarsi e partire per il fronte, che suscita curiosità e desideri di concupiscenza sfrenata in molti suoi compagni di corso. In seguito il suo nome verrà coinvolto in uno scandalo che farà scalpore in tutta l’Inghilterra e la cui oscura fama peserà anche sul figlio Johnny, aspirante artista che finirà casualmente per conoscere e frequentare gli ex amici di gioventù del padre.
Un’epopea gay raffinata e di grande acutezza psicologica. Il capitolo iniziale oxfordiano è, oggettivamente, splendido.
OTTESSA MOSHFEGH – IL MIO ANNO DI RIPOSO E OBLIO (Feltrinelli)
Un libro osannato dalla critica all’uscita negli USA e che ha diviso in due la mia bolla di amici, fra chi l’ha adorato e chi l’ha odiato. (E io, da che parte sto?).
Storia di una giovane donna newyorchese che decide di prendersi una pausa dalla vita e dormire per un anno. Per farlo assume sonniferi e medicinali (spesso a caso) e riduce i rapporti col mondo esterno al minimo (un’amica, la spesa, una psicologa idiota che le prescriva le pillole). Un romanzo interamente basato sulla forza della scrittura, sostenuta da un’ironia acida, talvolta molto divertente. La pagina finale, il colpo di coda dell’intera vicenda, è in realtà un ricatto morale per il lettore (credevi che fosse tutto vacuo vero? Invece sono profonda!). Ma vaffanculo, Ottessa. Tu e i tuoi trucchetti.
(Ora si capisce da che parte sto).
ELIZABETH DAY – IL PARTY (Neri Pozza – Bloom)
Best seller inglese fra il ritratto sociale e il thriller psicologico, “Il party” narra la storia della profonda amicizia che lega i due protagonisti, Martin e Ben, dai tempi del college. Divenuti adulti, i due si ritrovano, con le rispettive mogli, alla festa per celebrare i 40 anni di Ben, oggi ricco imprenditore e circondato da frequentazioni altolocate (addirittura il Primo Ministro!), a differenza di Martin, modesto critico d’arte. Alternando piani narrativi diversi, il romanzo fa affiorare ombre sempre più inquietanti sul rapporto che lega i due uomini, per culminare nel disastroso finale. Bel romanzo da ombrellone, per alternare il clima dell’autunno britannico a quello delle spiagge di Cesenatico dove state prendendo il sole.
PHILIPPE BESSON – UN CERTO PAUL DARRIGRAND (Guanda)
Se non l’avete letto, di Besson recuperate l’ottimo “Non mentirmi” dell’anno scorso. In quel testo l’autore rievocava, con una tensione emotiva quasi straziante, il suo primo amore, un compagno di classe di liceo, amato allora e mai più rivisto in seguito.
Proseguendo in quella che sembra un’accurata operazione di recuperi sentimentali, in questo nuovo memoir racconta invece di un amore sbocciato in epoca universitaria con un certo Paul Darrigrand (gran bella idea di titolo). Se in adolescenza erano le ingenuità e gli impeti improvvisi a segnare l’evolversi della relazione, qui le cose sono rese complicate dall’ambiguità di Darrigrand, che come molti sceglie di vivere una doppia vita invece che abbandonarsi al sentimento, e dagli imprevisti del destino, nella forma una malattia tanto grave quanto imprevedibile.
Leggendolo si nutre la speranza che Besson abbia avuto numerose altre relazioni in seguito e che voglia proseguire nell’opera di svelarcele.
MADELEINE ST. JOHN – LE SIGNORE IN NERO (Garzanti)
Un romanzo per signorine romantiche, e non è per modo di dire.
Ambientato negli anni ’50 a Sidney, racconta le vicende incrociate di un gruppo di commesse del reparto moda di un grande magazzino, che per statuto devono vestire di nero per essere facilmente identificabili dalla clientela. Un microcosmo di storie: dalla moglie il cui marito è fuggito all’improvviso all’oriunda dell’Europa balcanica che in Australia ha trovato una nuova patria, dalla giovane apprendista che ancora ignora tutto (tanto del mestiere, quanto della vita) alla single non più giovanissima che teme che nessuno vorrà mai sposarla.
Una raffinata commedia sentimentale dalle venature sociali di un’autrice finora inedita in Italia, della quale è in corso un recupero postumo a livello mondiale.
DAVID SEDARIS – CALYPSO (Mondadori)
Dopo l’inspiegabile pubblicazione dei suoi diari avvenuta l’estate scorsa (sono un appassionato di diari e raramente ne ho letti di tanto insulsi), Sedaris torna a concentrarsi su quello che gli riesce meglio, ossia i saggi di natura autobiografica. Stavolta a farla da padrone è la sua famiglia, protagonista di numerose di queste storie. Lo sguardo dell’autore si sofferma con spietata arguzia sulle dinamiche familiari e sulle loro tragicomiche conseguenze. Complice la sua maturità (oggi Sedaris è 63enne), e certe dolorose circostanze della vita (la sorella Tiffany si è suicidata mentre scriveva il libro), si percepisce che in questa raccolta aleggia una maggiore malinconia rispetto alle precedenti, senza però mai rinunciare a sprazzi di vera comicità. Per esempio, il paragrafo iniziale del racconto “Quello basso” è da lacrime agli occhi.
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